Il pasto per i Gattopardi

cartellonistica_2(468) “Guarda le FOTO” Qualche giorno fa, prima della fine dell’anno,  il Sindaco ha proposto, ai 15 consiglieri comunali,  una deliberazione tesa ad ottenere l’autorizzazione per potere avanzare istanza alla Regione del riconoscimento “di comune ad economia prevalentemente turistico e città d’arte”.
Atto non noto alla cittadinanza,  destinataria dei provvedimenti eventualmente nascenti. Sta di fatto che di questo provvedimento consiliare, ad oggi, non c’è traccia neanche nell’aggiornatissimo  sito ufficiale del Comune!!!!!. 

Si tratta comunque di un passo necessario, per poter ottenere  dall’assessorato alla Cooperazione e Commercio, l’autorizzazione a disporre una diversificazione oraria speciale per le attività commerciali presenti nel nostro comune, anche nei giorni domenicali e festivi. Così le flotte di turisti possono liberamente comprare la ricercatissima vastedda del Belìce, le saporite ficodindia, i cocci del Gattopardo, il prezioso vino,  e tante prelibatezze che nel tempo  hanno trasformato la nostra economia da agricola a turistica!

Ora, tralasciando le motivazioni che spingono a richiedere la valenza turistica (….su questo ci ritorneremo…. ),  ci si chiede  cosa fa  l’amministrazione per rendere accogliente la città alle “flotte di turisti” che arrivano per la prima volta nella terra del Gattopardo.
Certamente negli ingressi delle nostre case teniamo  pulito lo zerbino che poniamo davanti il portone d’ingresso.  Per noi è il primo biglietto di visita.
Lo stesso dovrebbe essere, con i dovuti raffronti, il “portone d’ingresso del nostro paese”.
Pensate che un tempo, quando la nostra economia era solo prevalentemente agricola, gli antichi e civili contadini margheritesi, hanno costruito il bevaio Canale per un lungimirante uso: pulire i piedi infangati dei muli, dopo una dura giornata di lavoro, prima di entrare in paese.
Infatti, la forma circolare data all’invaso, a fianco dell’abbeveratoio, assolveva ad un nobile compito: gli animali (muli e cavalli) che rientravano in città, nel periodo delle piogge, sporchi di argilla derivante dalla lavorazione dei campi della valle del fiume Belìce, percorrevano con più giri la “gebbia” , sempre piena d’acqua fino allo sfioro posto a circa 80 centimetri, affinché ne pulissero le zampe , prima dell’ingresso nel centro abitato.

In questi giorni andando a Menfi, tutti abbiamo visto il biglietto di visita mostrato dall’amministrazione della cittadina del Vino. La rotonda del Sole,  addobbata con le apposite luci natalizie e le stelle di natale, poste a terra all’ingresso.

Biglietto di visita (12)

E per chi va a Montevago. Non è di meno l’addobbo allestito da tempo, che  abbellisce l’immensa rotonda e lo spartitraffico pulito dalle erbacce.

Biglietto di visita (5)

Biglietto di visita (6)

E qui a Santa Margherita di Belice?

Tre sono le porte ufficiali.
Da Sambuca lo spettacolo devastante in prossimità della Chiesa della Madonna delle Grazie. La foto si commenta da se.

Biglietto di visita (10)

Per l’ipotetico visitatore che invece proviene da Montevago, presentiamo il nobile e salutare invito ad utilizzare l’amianto quale materiale di qualità per l’edilizia in prossimità dell’incrocio che porta in contrada Luni.

Biglietto di visita (7)

Biglietto di visita (8)

Da Sciacca, invece si raggiunge l’apoteosi:  il gran Gattopardo nero, circondato dalle erbacce di cui si pasce.

Biglietto di visita (13)

Biglietto di visita (3)

Se poi andiamo più a valle del Gattopardo come segnalatoci da un commento  ecco cosa troviamo

Immagine 311

Francesco Graffeo.

“Guarda le FOTO”

13 commenti

  1. Entrare a Santa Margherita da “Porta Nuova” è il massimo!!!!

    Appena si entra si gode di una visuale a dir poco affascinante…..LA PIAZZA (nascosta da case a sinistra con infissi in alluminio dorato); IL PALAZZO CUTo’ E L’EX CHIESA MADRE ( ammucciata dall’oleificio dei circoli che fanno bella mostra al centro); UNA ROTONDA a destra (circondata da macchine parcheggiate)…e se lo sguardo si allunga un pò più su un MANIFESTO di una bellissima ragazza col lato B in bella mostra con una mano (sproporzionatissima) appoggiata sui glutei, viene da chiedersi: “ma che si pubblicizza”? ……..Certo che chi ha avuto il coraggio di creare tutto ciò ha avuto “UNA PROSPETTIVA” miope a dir poco!

    Certo che abbiamo i punti di ingresso del nostro paesello davvero interessanti…..

    ….se si decide di entrare dalla SENIA è meraviglioso….si nota subito l’eleganza del luogo…..ovile con pecore, sottopassaggio di un cavalcavia della giacheria, salitina ben tenuta con marmista, lavaggio, orto incolto e buche dappertutto!

    Se si entra da Sciacca…. che bello….finalmente un igresso degno di tale nome….una rotonda con il Gattopardo rampante in mezzo ad una rotonda….ma la cosa che salta subito in mente è la seguente: “Ma ci passu cu la machina dintra stu biviu o stricu dappertutto?”….

    Se si entra da Montevago…beh…si entra normalmente che dire di sto ingresso???? Palmeto coltivatissimo, muro di cemento armato stinto da un afresco di qualche anno fa; ma si entra tranquillamente…. che dire, invitiamo tutti a venire a Santa Margherita ma ricordiamoci di consigliare di entrare dalla parte giusta!!!!!

    Ciao Ciao e buona prospettiva a tutti!!!!

    Accursio

  2. Dire vergognoso è poco. Abbellire le entrate del paese è un buon biglietto di visita per quanti ci vengono a trovare. Sono deluso di questo circolo che nasconde la bellezza storica del Palazzo Cutò e della splendida piazza. Scusate se ho esagerato, è un’osservazione di uno non nato nel vostro bel paese, ma incantato dal suo fascino storico. Un saluto a tutti i margheritesi. BUON ANNO!!!

  3. Bravo Franco Graffeo.

    Come al solito con foto e un commeto sagace ed intelligente riesci a fornire uno spaccato della realtà.

    Le foto sono meglio di un ottimo commento.

    Nessun commento sull’incapacità degli amministratori di rendere vivibile il nostro paese.

    Sono troppo impegnati nella ricerca dell’inutile, del nulla, dell’aria fritta.

    Saluti.

  4. Scusate ma volevo evidenziare un vostro errore: l’ingresso da sciacca si presenta non con la rotonda con erbacce, ma con la baracca e “la pinsillina di nofrio lu gommista” abbuccata di mezzu latu. Tutto in amianto alla faccia della salute dei cittadini. Vi invito a mettere on line le foto della relativa baracca.

    turistas

  5. Come in ogni abitazione che si rispetti esiste anche l’ingresso secondario……Se dalla rotonda gattopardesca si svolta a destra (con la speranza di non “stricare”)seguendo l’indicazione turistica “ruderi di san vito”, ci si imbatte in un altro monumento….l’ex baracca di taiani il fotogrago (documentate anche questa con una foto vi prego)! E che dire della visione dell’ex orto grande? Sembra un fossato medioevale a protezione di cosa?

    Ciao a tutti Accursio.

  6. L ‘importante che poi si va in America a publicizzare in nostro bel paesino,grazie ancora Santoro e a

    tutta l’amministrazione comunale. 🙁

    M.V

  7. Ecco come viene descritto oggi il nostro amato paese da una turista. E poi si spendono migliaia di euro per la pubblicità del Gattopardo.

    Delusa del Parco del Gattopardo

    Sono appena tornata da un breve soggiorno nella zona di Menfi. Essendo una patita sia del romanzo che del film, ho contatatto il “Parco letterario del Gattopardo” per avere informazioni in merito ad una eventuale visita ma giunti a S. Margherita Belice …che delusione! ! ! Intanto è quanto mai pretenzioso definire quello che abbiamo visitato Parco Letterario che nella sua natura dovrebbe far rivivere i luoghi, le atmosfere che hanno ispirato l’opera letteraria di Tornasi di Lampedusa (è questo ciò che avevo letto nel sito) ma quello che ci è stato proposto è qualcosa di scoraggiante e deprimente: Ecco la cronaca della nostra breve (brevissima) visita: appena arrivati ci ha accolto una gentile signorina alla quale ho precisato che avevamo prenotato (come da informazioni ricevute per telefono due giorni prima la nostra visita) il tour completo (quello da 6 euro per intenderci); la signorina ci ha invitati a salire al primo piano dove ci avrebbe raggiunti di lì a poco. La sala della mostra dei cimeli del Gattopardo era al buio: abbiamo educatamente aspettato ma dopo un pò, visto che non si vedeva nessuno, abbiamo provato ad accendere la luce da soli: così abbiamo potuto ammirare: alcuni cimeli garibaldini (ma questi erano solo momentaneamente ospiti del museo prestati da un amatore); pagine autografe e dattiloscritte delle varie stesure del Gattopardo, foto varie di famiglia e brani tratti dalle opere di Tornasi di Lampedusa; una macchina per scrivere (copia di quella usata dallo sartore); copie di abiti ispirati ai costumi del film; copie delle varie edizioni dell’opera. Tante copie insomma! ! ! Poi ci ha raggiunti la signorina che ci ha introdotti in una stanza (pomposamente definita “la sala delle cere”) dove era stato ricostruito una specie di salotto dove coabitavano 5 statue di cera riproducenti altrettanti personaggi -chiave del romanzo. Un filmato proiettato sul tetto (occhio per chi soffre di dolori alla cervicale) raccontava brevemente la storia del romanzo che veniva integrata da alcune informazione date a voce dalla gentile signorina. La stessa, poi, ci ha indicato il «giardino del Gattopardo» che abbiamo visitato da soli probabilmente perché nessuno voleva assumersi la responsabilità del culmine del ridicolo: la parte del giardino che abbiamo visitato (ripeto da soli) ci è sembrata poco più che una squallida e mal curata villetta comunale (c’erano in un angolo pure uno scivolo e una giostrina per bambini sicuramente di epoca ben più moderna di quella dello scrittore ! ). Addentrandoci abbiamo notato che su un piano più basso, oltre un muro, si vedeva una parte di quello che probabilmente era stato il vero giardino di famiglia con ancora tracce della serra e dei viali: ma ovviamente l’accesso a questa parte del giardino era chiuso da un cancello. Ci siamo ritrovati con altre persone sperse e senza riferimenti. Ci siamo guardati increduli (“Ma è davvero tutto qui? ! ) e poi abbiamo guadagnato l’uscita non prima di aver saldato il costo del biglietto: 3 euro a testa. Ricordo ancora le parole scritte sul sito del Parco: «…Si vuole offrire al visitatore una valida alternativa alle abituali fruizioni turistiche, un viaggio nella realtà e nell’immaginario di uno dei più grandi scrittori della nostra letteratura. Nulla sarà lasciato al caso, il visitatore del Parco del Gattopardo deve potere rivivere esperienze uniche. 11 visitatore potrà assaggiare i vini, i formaggi, l’olio e altri prodotti tipici della Terra del Gattopardo. La nostra forza è creare un itinerario unico, indimenticabile, un itinerario nei luoghi celebrati da Giuseppe Tornasi, percorsi tematici che evocano l’opera, la vita e la memoria dell’autore, veri e propri “itine-rari sentimentali”, un “Viaggio nei luoghi del Gattopardo” tra ricordi e realtà». Nulla di ciò ci è stato offerto.

    ROSSANA PARISI

    La Sicilia del 07/01/2009 pag 28

  8. Ecco come viene descritto oggi il nostro amato paese da una turista. E poi si spendono migliaia di euro per la pubblicità del Gattopardo.

    Delusa del Parco del Gattopardo

    Sono appena tornata da un breve soggiorno nella zona di Menfi. Essendo una patita sia del romanzo che del film, ho contatatto il “Parco letterario del Gattopardo” per avere informazioni in merito ad una eventuale visita ma giunti a S. Margherita Belice …che delusione! ! ! Intanto è quanto mai pretenzioso definire quello che abbiamo visitato Parco Letterario che nella sua natura dovrebbe far rivivere i luoghi, le atmosfere che hanno ispirato l’opera letteraria di Tornasi di Lampedusa (è questo ciò che avevo letto nel sito) ma quello che ci è stato proposto è qualcosa di scoraggiante e deprimente: Ecco la cronaca della nostra breve (brevissima) visita: appena arrivati ci ha accolto una gentile signorina alla quale ho precisato che avevamo prenotato (come da informazioni ricevute per telefono due giorni prima la nostra visita) il tour completo (quello da 6 euro per intenderci); la signorina ci ha invitati a salire al primo piano dove ci avrebbe raggiunti di lì a poco. La sala della mostra dei cimeli del Gattopardo era al buio: abbiamo educatamente aspettato ma dopo un pò, visto che non si vedeva nessuno, abbiamo provato ad accendere la luce da soli: così abbiamo potuto ammirare: alcuni cimeli garibaldini (ma questi erano solo momentaneamente ospiti del museo prestati da un amatore); pagine autografe e dattiloscritte delle varie stesure del Gattopardo, foto varie di famiglia e brani tratti dalle opere di Tornasi di Lampedusa; una macchina per scrivere (copia di quella usata dallo sartore); copie di abiti ispirati ai costumi del film; copie delle varie edizioni dell’opera. Tante copie insomma! ! ! Poi ci ha raggiunti la signorina che ci ha introdotti in una stanza (pomposamente definita “la sala delle cere”) dove era stato ricostruito una specie di salotto dove coabitavano 5 statue di cera riproducenti altrettanti personaggi -chiave del romanzo. Un filmato proiettato sul tetto (occhio per chi soffre di dolori alla cervicale) raccontava brevemente la storia del romanzo che veniva integrata da alcune informazione date a voce dalla gentile signorina. La stessa, poi, ci ha indicato il «giardino del Gattopardo» che abbiamo visitato da soli probabilmente perché nessuno voleva assumersi la responsabilità del culmine del ridicolo: la parte del giardino che abbiamo visitato (ripeto da soli) ci è sembrata poco più che una squallida e mal curata villetta comunale (c’erano in un angolo pure uno scivolo e una giostrina per bambini sicuramente di epoca ben più moderna di quella dello scrittore ! ). Addentrandoci abbiamo notato che su un piano più basso, oltre un muro, si vedeva una parte di quello che probabilmente era stato il vero giardino di famiglia con ancora tracce della serra e dei viali: ma ovviamente l’accesso a questa parte del giardino era chiuso da un cancello. Ci siamo ritrovati con altre persone sperse e senza riferimenti. Ci siamo guardati increduli (“Ma è davvero tutto qui? ! ) e poi abbiamo guadagnato l’uscita non prima di aver saldato il costo del biglietto: 3 euro a testa. Ricordo ancora le parole scritte sul sito del Parco: «…Si vuole offrire al visitatore una valida alternativa alle abituali fruizioni turistiche, un viaggio nella realtà e nell’immaginario di uno dei più grandi scrittori della nostra letteratura. Nulla sarà lasciato al caso, il visitatore del Parco del Gattopardo deve potere rivivere esperienze uniche. 11 visitatore potrà assaggiare i vini, i formaggi, l’olio e altri prodotti tipici della Terra del Gattopardo. La nostra forza è creare un itinerario unico, indimenticabile, un itinerario nei luoghi celebrati da Giuseppe Tornasi, percorsi tematici che evocano l’opera, la vita e la memoria dell’autore, veri e propri “itine-rari sentimentali”, un “Viaggio nei luoghi del Gattopardo” tra ricordi e realtà». Nulla di ciò ci è stato offerto.

    ROSSANA PARISI

    La Sicilia del 07/01/2009 pag 28

  9. E se venendo da Sciacca buttiamo l’occhio a sinistra, poco prima della Rotonda, non vediamo l’ex zona dove c’era l’edicole di Mure’ allo stato boschivo?

    Chiederei alla forestale di prendersene cura se non c’e’ gia’ altro in programma….

    Una bella villetta in questo posto darebbe un bel lustro.

    Innocenzo P(erricone)

  10. Ma per smantellare la baracca del Sig. Di Giovanna (nome in codice Nofrio u gummista) occorre l’intervento di una ditta specializzata e costa…..

    Sicuramente passeranno mesi per far girare tutto l’iter.

  11. e per smantellare l’ex baracca del fotografo Taiani cosa occorrerebbe? (oltre che alla buona intenzione?)…ma davvero non ci si rende conto che dopo anni che siamo stati costretti (ignari del pericolo) ad abitare sotto l’amianto, adesso siamo costretti (coscienti) a convivere con questi “ruderi”?????

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