Cantine Settesoli, parla il presidente Planeta

settesoli(1097) Portiamo in primo piano questo commento lasciatoci, riguardante un’intervista al Presidente delle Cantine Settesoli Diego Planeta….
E’ l’obiettivo del presidente della cantina di Menfi che indica strategie e prospettive. “Sfuso senza futuro. Gravi i ritardi della Regione Siciliana nella gestione dei fondi Ue per la promozione”. E sui consumatori: “Bevono sempre ma spendono meno”

«Abbiamo un obiettivo: trentacinque milioni di bottiglie entro il 2012. Altrimenti…»

Altrimenti?
«Altrimenti devo lasciare. E non lo farei per ragioni di età, quando si falliscono obiettivi e speranze è sacrosanto passare la mano. Settesoli è fatta da tanti uomini e donne che hanno lavorato tanto, hanno creduto negli obiettivi ed hanno fatto tanti sacrifici, se non si raggiungono gli obiettivi qualcuno deve pur trarne le conseguenze».

Scherza ma non troppo Diego Planeta, nume tutelare del vino siciliano, presidente di Assovini e presidente della Settesoli di Menfi, una delle più grandi cantine sociali d’Italia. Planeta parla del futuro e di strategie commerciali, punta tutto sull’obiettivo bottiglia, identificazione, messaggio al consumatore e più di ogni altra cosa territorio».

Quante bottiglie quelle prodotte da Settesoli nel 2009?
«Quasi 27 milioni. È una cifra che tiene conto non del solo vetro ma anche del tetrapak e del bag in box. Insomma tutto ciò che è confezionato».

C’è un mercato che tira, ovviamente …
«Sì e no, si compete dappertutto in modo selvaggio. Certamente il segmento di Settesoli tira le file di chi vuol bere di più e magari spendere meno, su questo segmento si vende la gran parte del vino consumato nel mondo, ma è proprio lì che si combatte con tutte le grandi multinazionali. Al loro cospetto noi siamo solo dei microbi, ma grazie a Dio abbiamo la forza della storia e della bellezza del nostro territorio, abbiamo la diversa soavità dei vini, e forse più di tutto abbiamo una grande comunità che rema  tutta e con forza nella stessa direzione. In breve abbiamo una storia diversa che può attrarre il consumatore».

E lo sfuso? Che ne facciamo?
«La domanda è interessante, e non solo per il vino, tutta l’agricoltura Italiana deve porsi questa domanda. L’Italia e tutta la Sicilia in particolare non ha speranza di competere contro il mondo attraverso produzioni agricole di massa, anonime e che non portino un messaggio particolare al consumatore. Da qualche parte del mondo esisterà sempre un agricoltore un po’ più disperato che potrà offrire qualcosa altrettanto anonima , forse di minor qualità, e certamente a minor prezzo. Nel vino poi … peggio di peggio, cos’è un vino (sfuso) senza identità e senz’anima? E poi ancor peggio a chi si affida la propria anima (questa è l’uva per noi agricoltori). Per il vino siciliano la sola speranza è che prima o poi l’agricoltore impari e possa controllare tutta la filiera. Date un occhiata ad altri paesi dove la produzione di uva è appartenuta agli agricoltori mentre il resto della filiera è gestito dalla multinazionali vedi Australia o Argentina. Piani di marketing folli, produzioni enormemente eccedenti e chi paga? Manco a dirlo la parte più debole della filiera, agricoltori impoveriti, impoveriti e al collasso, vigna abbandonata e senza rispetto, vino senza identità. In breve, un paese come il nostro deve cancellare la parola “sfuso”».

Però qui c’è anche l’Ue che aiuta …
«La sfida che rende tutto più difficile è la errata interpretazione della nuova Ocm. Bruxelles in pratica ha bloccato tutti gli interventi a pioggia che andavano a favorire la distillazione o comunque tutti quei sostegni che consentivano di sopravvivere anche chi non voleva o poteva affrontare i rischi del mercato” Misure che hanno tenuto in piedi le aziende che investivano la loro scarsa professionalità invece che sul mercato sugli aiuti comunitari. Per fortuna la UE ha cambiato rotta, ma in Sicilia c’è un problema in più».

Quale?
«Gran parte di questi fondi non riusciamo ad utilizzarli. Bandi scritti all’ultimo minuto o peggio ancora con bizantinismi e paletti che nessuno alla fine riesce a parteciparvi. È successo con i fondi destinati alla promozione del vino siciliano nei Paesi extra Ue. E ora mi dicono che anche quelle previsti dalla misura 133 sono fortemente a rischio. E sono tanti quattrini che potrebbero essere destinati allo sviluppo. Mi chiedo: c’è una regia? Non ci voglio credere. Ma così non va».

Lei è presidente di Assovini. Sta parlando in questa veste?
«Parlo da siciliano, da imprenditore agricolo e produttore di vino. Siamo stati buoni e pazienti. Sappiamo di notevoli sforzi fatti da alcuni funzionari. Ma ora bisogna dire basta a ritardi assurdi e inaccettabili. Perché è come competere contro se stessi. Una follia, alla fine il resto d’Italia fa le stesse cose che facciamo tutti noi imprenditori con una sostanziale differenza: noi con il nostro povero portafogli, gli altri con un sacco di soldi della UE, le sembra giusto e corretto ? Sono comunque colto dal dubbio, forse dimentico di operare in Sicilia, è quindi ovvio che il sistema remi contro la normalità, senza emergenze è certamente più difficile gestire il popolo dei votanti».

Qual è il rischio?
«La sfida è multipla ma deve essere vinta per forza. Per esempio se la Settesoli non dovesse essere vincente, seimila ettari di vigneto nel nostro territorio, sarebbero a rischio migliaia di posti di lavoro in sofferenza e poi, il paesaggio,la serena convivenza, l’ambiente, ma … preferisco non pensarci neanche. Lo stesso paesaggio viene stravolto. E senza vino non rimane più nulla».

Torniamo al vino sfuso. A quando l’addio allora?
«Dobbiamo arrivare ad azzerarne la produzione. Perché non vogliamo dipendere dalle fortune di altri. Nel 2009 il 55 per cento dei 350 mila ettolitri della Settesoli è finito in bottiglia. Nel 2012 bisogna arrivare al 75 per cento».

Ma il 2009, annus horribilis, come si è chiuso per la Settesoli?
«Il fatturato nel 2009 è in crescita, il 10 per cento in volume e l’8-9 in valore».

Soddisfatti?
«No, perché avremmo dovuto aumentare il doppio in valore e in volume. E poi non è bello quando dai all’agricoltore le cifre che non lo rendono contento».

Ovvio. Ma alla Settesoli non si possono lamentare. Qual’è l’ultimo compenso?
«Mediamente tra 2500 e 3.000 euro per ettaro».

In Sicilia sono cifre record…
«Per me sotto i cinquemila euro per ettaro non ha senso parlare di nulla, noi agricoltori penso meritiamo ben altra gratificazione e rispetto».

E allora?
«Bisogna avere più coraggio e fare meno errori. Nel 2009 abbiamo cambiato la squadra di vendita per affrontare con strumenti adeguati la grande distribuzione Italiana, spero dia i suoi frutti. Poi (anzi prima) c’è l’ingresso nel cda di Vito Varvaro, uno dei pochi siciliani veramente illuminati che è andato via da Menfi quand’era ragazzo e ha fatto una grandissima carriera in varie grandi società multinazionali. Varvaro ha un’enorme esperienza, sta dando un fortissimo aiuto all’azienda. Mentre per l’estero abbiamo aumentato gli uomini sul mercato e lo abbiamo fatto in modo rivoluzionario: un australiano e una finlandese a Londra, uno spagnolo in Spagna e un americano negli Usa. Tutti sanno che al mattino appena svegli, prima di prendere il caffé, devono pensare a quante bottiglie vendere quel giorno».

Progetti ambiziosi …
«Vogliamo diventare una marca leader in Italia per la grande distribuzione, è un posto che ci spetta, saremo così utili al consumatore ed ai nostri produttori. Sarà un anno migliore rispetto al 2009».

Sarà l’anno della Doc Sicilia?
«Me lo auguro. Sarà lo strumento per far valorizzare le doc esistenti e per consentire forti azioni promozionali sul territorio. Si potrà avere un minimo di controllo sui flussi di vino sfuso che escono dalla Sicilia. Sarà un bel modo per avere gli addetti ai lavori tutti attorno ad un tavolo a discutere con la giusta serenità ed aggressività di un unico obiettivo: un destino di successo per le vigne,il vino e gli uomini che in Sicilia fanno questo mestiere».

13 commenti

  1. UDITE…UDITE…UDITE…

    Altro che il CDA Corbera….

    questi sono i veri imprenditori e manager da cantina…!!!!

    Prima di tutto le strategie e poi il resto….

    Planeta vieni a prendere la Corbera….Sarebbe un vero monopolio di produzione del vino nella sicilia…Vedrai che poi i commercianti dovranno venire a  darci per forza "la funcia"…sarebbe un’opera da santificare…!!!!

    Persone come Planeta dovrebbero "clonarle" per salvare una regione intera, e non solo pochi fortunati…!!!

    RIFLETTETE…RIFLETTETE…RIFLETTETE

  2. Perchè quest’intervista non la andate a fare all’illustrissimo presidente della cantina corbera? Vedrete che differenza!
    Altro che siamo su un’altro pianeta. Ma come mai? ve lo spiegate? Non è che a Menfi si respira un’altra aria?
    E poi è meglio non parlare dell’altra cantina vicino al nostro paese. Al feudo Arancio secondo me sono marziani! Oppure fanno miracoli!
    Oppure la pensano diversamente su come si gestice un’azienda e i rispettivi soci o lavoratori.
    Caro CDA Corbera penso che sia arrivata l’ora di vergognarvi veramente e pure tanto!

  3. Girano a Menfi, in questi giorni, barzellette sulla Cantina Corbera e sul suo presidente che io, per rispetto a chi in questo momento è nei guai non riferisco e non mi pare ci sia granchè da ridere

    Quella più raccontabile riguarda  uno degli amministratori o qualcuno a loro vicino, inizialmente non ho ben ascoltato, che incitava a votare il bilancio con motivazioni così meschine da risultare semplicemente miserevoli per non aggiungere altro

    “Op Op Op chi non vota potatore non è” saltello ( solo un assaggio)

    Comunque anche  l’episodio che si è verificato durante la vendemmia riguardante un vostro illustre compaesano che ha pensato bene di portare alla sottesoli uva truccata, la dice lunga su certe abitudini

    La sottesoli è  Planeta ma è anche l’insieme dei soci. Pensateci

    Un amico di Menfi

  4.  Da margheritese voglio ringraziare l’amico di Menfi per la tiratina di orecchie. La differenza sta anche e sopratutto nella mentalità dei soci. Il presidente è la testa ma il corpo è formato da tutti i soci. La testa senza il corpo non ha senso: ma una testa bacata non fa muovere il corpo in maniera corretta.
    A Santa Margherita non si è ancora capito che una cosa è fare politica e un’altra è gestire una struttura produttiva. Per fare politica è sufficiente una testa bacata ma per fare il manager occorre un cervello fine oltre che tanta preparazione. Ma diciamolo (e spero che non mi censurate) … conoscete qualcuno del gruppo dirigente della Corbera con la preparazione necessaria a svolgere le loro funzioni? Magari avranno cervello fine … ma in quando a preparazione manageriale … lasciamo perdere!
    Incapaci e anche La …. con la L maiuscola.
    E’ giunto il momento di pensare seriamente a cedere la struttura alla Settesoli …. magari si rinuncerà a qualche privilegio personale ma penso sia l’unica cosa giusta per il bene della collettività. E’ questo che ci meritiamo!!!
    Saluti 

  5. Quando qualcosa in un’organizzazione  non funziona la responsabilità è sempre o quasi di chi gestisce o guida la stessa… IL PESCE PUZZA DALLA TESTA….. e non è il caso delle cantine sociali Settosoli.

    Con Cordialità Giuseppe D’Antoni

  6. ….Questa è stoffa!!!
    Questi sono i veri imprenditori del vino!!! ..conoscono alla perfezione il mercato e creano strategie di sviluppo affrontando con umiltà e perseveranza i propri limiti.
    Le competenze sono l’anima dell’Economia…. dove non ci sono, tutto va a rotoli.
    Nel nostro territorio (area Corbera) è arrivato il momento di rilucidare le coscienze e affrontare l’arroganza -unico vero demone del sottosviluppo-.
    Giusi Migliore

  7. Credo che l’autorevole vostro presidente, cerca interlocutori all’interno o all’esterno della Settesoli, si vede spesso nei pressi, i soci della Corbera  ne sono certo a conoscenza se le visite sono di ordine istituzionale, se sono private non entro nel merito, ma credo che dovreste interrogarlo per eliminare spiacevoli dubbi.

    Il Presidente Planeta ci ha guidato, noi soci lo abbiamo seguito, la democrazia tra noi è sovrana, gli esempi positivi dovrebbero fare scuola, insieme nei momenti di difficoltà, insieme nei successi economici

    I disastri finanziari provengono quasi sempre da lontano, dovreste ricontrollare i bilanci perlomeno degli ultimi anni quattro o cinque anni e ricordarvi che per ogni singolo che si rovina c’è il corrispondente che si arricchisce

    Noi di Menfi, seguiamo con attenzione la vicenda della Corbera, per motivi ovvi, quello che ci stupisce è la passività con cui accettate decisioni dall’alto, ci meraviglia che non conosciate i vostri diritti, ci lascia di sasso che permettete a un gruppo numericamente limitato di decidere della vostra vita, del vostro lavoro e se permettete della vostra rovina

    Auguri da Menfi

  8. Apprezzo il contenuto del post  8, proveniente da Menfi, per la sua pacatezza, per la dignità della forma e dei contenuti espressi.
    Lo propongo a voi del movimento come banner da comunicare ai margheritesi e lo propongo come epigrafe all’ingresso principale della Cantina Corbera.
    Ciò affinchè i soci riflettano, ciò affinchè i dirigenti se la ricordino come presa di coscienza prima di addommentarsi nel loro comodo letto,
    (che la notte riflettano sulla parola dignità e dimissioni).

    Margheritese, socio della cantina, deluso da tutto e da tutti

  9. Credo che i problemi della Corbera, rivelatesi oggi nella loro drammaticità, ma del cui sentore si aveva notizia da tempo risalgano amolto, moltissimo tempo fa. Scelte sbagliate fatte dai numerosi amministratori succedutesi hanno portato a questa tragica situazione.
    Fermo ciò, ritenendo che sia inutile rinvangare gli errori, pur tuttavia consapevoli che non si possono rifare, bisogna andare avanti.
    La domanda è l’attuale cda è in grado di cambiare rotta? Presidente e consiglieri sono in grado di tirar fuori la cantina da questa situazione? Se si pensa di si allora bisogna fare quadrato, ma per fare ciò bisogna essere consapevoli e informati delle scelte strategiche, bisogna conoscere ilpiano industriale, capire l’entità degli investimenti, condivedere le scelte di mercato.
    Se invece non si ritiene che questi consiglieri non siano in grado allora, prima di chiedere dimissioni bisogna creare e coinvolgere una squadra di persone che si reputino in grado di amministrare una struttura, che si presentino però con una scaletta di azioni concrete che convincano. Sarebbe necessario che si coninvolgessero i socvi nelle scelte che poi avranno, necessariamente ricaduta sulla cooperativa e i loro membri.
    L’appassionata ricostruzione del presidente settesoli porta con se tante verità insieme a qualche riflessione che esula un pò dal mondo del vino che è il problema della burocrazia incapace ed inefficiente. Se per decifrare un bando di finanziamento ci vogliono tecnici lunari il problema non è solo,certamente anche, ma non solo degli amministratori che non partecipano ai bandi. SU questo qualsiasi cda ci può far poco o nulla, ma già il fatto di essere a conoscenza dell’esistenza dei bandi di finanziamenti vuol dire che il presidente settesoli non è l’ambasciatore di marte.
    Le azioni più immediate, oltre alla valutazione se il cda è in grado oppure no di portare vanti la struttura, sarebbe quello di coinvolgere le istituzioni non tanto per ottenere un contributo quanto per pretendere che ci siano regole chiare per accedere ai finazniamenti, che ci sia una seria attività di sostegno alle produzioni locali fosse anche attraverso politiche di immagine dei territori e dei prodotti. Sull’annessione dell Corbera alla Settesoli non saprei esprimermi, non so valutare se sia realmente un bene. Certo di fronte al ritorno economico dei soci settesoli rispetto a quelli corbera verrebbe da rispondere si, però bo?
    Una cosa mi premeva dire la qualità dei vini corbera è ad oggi molto soddisfacente, si riescono a fare buoni veni con un rapporto qualità prezzo interessante. Lo sforzo della qualità ha dato i suoi frutti, gli agricoltori hanno raffinato le loro tecniche di produzione l’ottimo enologo ha fatto bene il suo lavoro. Manca vendere e vendere bene il prodotto. QUesto mi dimostra che i soci sono in grado di fare bene il loro lavoro, uno sforzo lo si chiede agli amministratori attuali e futuri. Sperando che sta nuttata passi presto

  10. I DISCORSI NON BASTANO.

    I pochi commenti in questioni così importanti lo dimostrano.

    La gente è stanca

    Qualcuno non vuole capire

    Al di là della crisi a cui i contadini sono abituati da tempo, c’è La

    TOTALE SFIDUCIA SFIDUCIA TOTALE TOTALE TOTALE

    CHE SI HA NEGLI AMMINISTRATORI DELLA CORBERA

    L’oscura scomparsa del vino è colpa della crisi?

    Gli omissis sui precedenti bilanci saltano fuori perché c’è la crisi?

    Le dicerie che corrono sono Solo fantasmi?

    È vero o no che i viticultori non hanno un soldo ?

    gli amministratori, gli impiegati, gli operai a quali capitali attingono attualmente?

    La vera TRAGEDIA è il silenzio silenzio silenzio silenzio silenzio

    Non passerà la nottata, non passerà, non  PASSERÀ

    Planeta neanche se la sogna la corbera a meno che quattro manigoldi non gliela svendono

    ATTENTI, ATTENTI, ATTENTI

    I debiti della corbera sono FAMOSISSIMI,  a Menfi, nei paesi limitrofi,  nelle banche, alla Regione Sicilia tutti TUTTI  conoscono i debiti della Corbera

    La nottata non passerà visto che è passato il BILANCIO

    Se si Parla, ci rendiamo conto di chi sia chi ci sta di fronte

    Se si parla salteranno fuori i bilanci precedenti

    Se si parla si capirà che aver approvato il bilancio è aver dato fiducia a chi si è dato fiducia?

    Se si parla, se si parla tutti insieme, se si parla tutti insieme ad uno ad uno l’unione fa la forza anche la forza di trovare GENTE PREPARATA; ONESTA; LEALE;GENTE CAPACE DI ACCONTENTARSI DELLO STIPENDIO SUDATO

    GENTE CHE PROTEGGE LA PROPRIA GENTE

    SÌ GENTE CHE CI PROTEGGE

    La speranza è nel futuro non nel passato

    LA NUTTATA NON PASSERÀ SE RESTA IL PASSATO, IL PRESENTE

     

     

     

  11. Credo che il commenttore n°10 sia informato male.
    È  giusto che tutti sappiano che fino ad oggi il cda della cantina Corbera non ha minimamente idea che rotta prendere,infatti, alla data di oggi,il CDA non è riuscito a dirci :
    l’esatto ammontare dei debiti della cantina,
    l’ammontare del capitale,le entrate,le uscite, in parole povere il CDA, nelle vesti del suo presidente,  non è in grado di dare un quadro chiaro della situazione. Naturalmente i consiglieri della corbera, per distinguersi da quelli della sottesoli,che intervengono sempre, spiegando sempre tutto, continuano ad osservare un misterioso silenzio,tantè che i soci  preoccupati si chiedono se tutti sono stati colpiti da un acuto mutismo.
    Per quando riguarda il coinvolgimento dei soci e trasparenza,neanche a parlarne,Buio totale,addirittura nella scorsa assemblea un tizio vicino al  Consiglio di Amministrazione, è  rimasto infastidito dalla presenza dei  figli  dei soci e li invitava inutilmente ad uscire dall’ assemblea!
    Il confronto fra la Corbera e Settessoli non regge,la Setesoli, cerca i figli dei soci, la corbera cerca di cacciarli
    L’amministrazione della  Corbera occuperebbe un posto sotto lo zero in una ipotetica classifica
    Ve lo dice uno che è figlio di socio della Corbera  e della Sottesoli.
    Rivolgendomi sempre al commentatore n° 10 gli ricordo che gli unici ‘’Tecnici lunari’’mi sembrano gli amministratori e i sindaci revisori della Corbera.
    Caro commentatore N° 10, visti i disastrosi risultati  del CDA,  visti i risultati della votazione del bilancio votato all’unanimità???????????
    le dimissioni di tutto il CDA  mi sembrano doverose.
    Porgo i miei  saluti :
    commentatore n°10
    CDA Sottesoli

    CDA Corbera (che ancora una volta hanno dimostrato che il silenzio è arte!)
    Toni Rosalia (figlio di socio)

  12. Chissà…. dall’esterno, forse tutto sembra diverso!
    Ho molta stima nei confronti dei soci della Corbera e non penso che il problema è la codarderia; quanto, piuttosto, la scarsa consapevolezza dei propri diritti e soprattutto degli obiettivi.

    Forse il vero problema della cantina è che non si comprende fino in fondo il significato e il "valore" del socio…
    Cooperare significa operare insieme per raggiungere un obiettivo… nell’interesse personale e collettivo, condividendo successi ed insuccessi.

    Quando ci si rende conto che qualcosa non funziona… allora, occorre – tutti insieme – guardare in faccia i propri limiti e proporre un cambiamento, nell’interesse collettivo, ma soprattutti personale!

    Le sfide non sono terminate e se non ci muoviamo rischiamo di essere fagocitati dall’infernale macchina del Capitalismo.

    Auguri
    Giusi Migliore

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