Replica del viceministro Capodicasa

capodicasa(125) Riportiamo la risposta del viceministro Capodicasa alla lettera di Benny Calasanzio, dandogli democraticamente possibilità di replica.
Roma, 2 agosto 2007 Mi è stata fatta avere, da parte di miei compagni, la lettera, che dal tuo blog, indirizzi a Romano Prodi a proposito di “un certo Capodicasa”.
La lettera ha il profilo della calunnia e dell’offesa che meriterebbe, forse, ben altre considerazioni.
Tra il consiglio di chi mi suggerisce di ignorare la lettera, per la sua evidente infondatezza e pretestuosità, quello di chi mi suggerisce di adire le vie legali, considerandoti in malafede, e chi, invece, mi suggerisce di dialogare perché ti considera in buonafede, scelgo il consiglio di questi ultimi.

Mi sembra infatti giusto fornire elementi di valutazione e di chiarificazione ad un giovane che afferma di essere “amante della libertà, della legalità, della giustizia”, che pone delle questioni che sono prive di fondamento – come cercherò di dimostrare – ma che ho il dovere di considerare in buona fede, fino a prova contraria.

Cominciamo, innanzitutto, dal gratuito e stupefacente regalo che fai a Cuffaro.

L’on. Cuffaro è sotto processo per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra, (oltre ad essere indagato per concorso esterno) per aver fatto sapere ad alcuni, di cui, secondo l’accusa, conosceva la loro qualità di aderenti a Cosa Nostra, notizie riguardanti indagini sul loro conto; di averli favoriti, consapevole che si trattasse di favori fatti ad esponenti di Cosa Nostra e di avere intrattenuto diretti e ripetuti contatti con essi nonostante fossero notoriamente mafiosi. La Procura si avvale, nel sostenere queste accuse, di intercettazioni telefoniche ed ambientali, di testimonianze e di accusatori.

Io non so se Cuffaro abbia commesso o no i reati di cui viene accusato. Sarà una Corte di Giustizia a stabilirlo.

In ogni modo, equiparare, come tu fai, il caso Cuffaro ad altri che, comunque tu la pensi, non c’entrano niente con comportamenti di questa natura, e che in ogni caso non hanno alcuna rilevanza penale, si risolve solo in un favore fatto a Cuffaro e a rivolgere una infondata calunnia agli altri.

Ma torniamo al caso che ci riguarda.

Secondo te sarei passibile di giudizio morale per avere avuto rapporti di conoscenza con l’ing. Montalbano, attualmente sotto processo per concorso esterno.

Vediamo chi è l’ing. Montalbano.

L’ing. Giuseppe Montalbano è figlio del compianto on. Giuseppe Montalbano, membro della Costituente; deputato all’Ars per tre Legislature, in cui svolse il compito di Presidente del Gruppo Parlamentare Comunista; è stato Sottosegretario di Stato alla Marina Mercantile; sindaco del Comune di Santa Margherita Belice; è stato autore di diversi saggi, tra cui uno dal titolo “Mafia, politica e storia” nel quale, peraltro, accusava il Pci, di non proteggere abbastanza chi combatteva la mafia, e persino di compiacenza alcuni suoi esponenti (pensa un po’).

Quando da giovane cominciai a militare nel Pci, Giuseppe Montalbano si era già ritirato dalla vita politica attiva. Non l’ho quindi conosciuto personalmente.

Ma nell’ambiente di partito, e non solo, veniva considerato un uomo un po’ estroverso, a volte eccentrico in alcune sue manifestazioni, ma comunque una personalità importante della Sinistra Siciliana, un punto di riferimento per chi combatteva la Mafia, anche perché era stato una vittima della Mafia, avendo perduto un figlio per mano mafiosa.

Fino al 1991 personalmente ignoravo l’esistenza dell’altro figlio, l’ing. Giuseppe, che, tra l’altro, viveva ed operava da imprenditore a Palermo.

L’ho conosciuto, in occasione di un incontro elettorale, all’Hotel Torre Makauda, di cui era gestore, e mi venne presentato in quella circostanza dal sen. Accursio Montalbano, oggi Senatore di Sinistra Democratica, ma allora candidato, come me, nelle liste del Pci-Pds alle regionali, in quelle elezioni.

Dopo di allora ho incontrato in poche occasioni l’ing. Montalbano. O all’Ars, dove veniva spesso con le delegazioni delle associazioni cooperative, per incontrare i gruppi parlamentari su provvedimenti di legge che riguardavano il settore; o all’Hotel Torre Makauda, in occasione di manifestazioni od incontri di partito o di altre associazioni che lì si tenevano.

Nella tua lettera citi una frase dell’ing. Montalbano che in un’intervista dichiara di avere frequentazioni con l’on Capodicasa.

Quell’intervista l’ho letta anch’io e la tua affermazione, oltre ad essere una forzatura della realtà, considerate le poche volte che l’ho incontrato personalmente, è una forzatura persino della dichiarazione che Montalbano fece. Infatti, egli affermava: «Esponenti nazionali dei Ds di oggi non ne conosco personalmente. Ho buone frequentazioni con quelli siciliani: Michelangelo Russo, Angelo Capodicasa ed Emanuele Macaluso soprattutto».

Quindi, collusi anche Emanuele Macaluso, Michelangelo Russo e tanti altri che con lui avevano rapporti di conoscenza? Come vedi non funziona.

Non si capisce, in tutto ciò cosa ci possa essere di rilevante sul piano etico; dal momento che l’ing. Montalbano parla di frequentazioni intrattenute prima che fosse nota la sua vicenda giudiziaria. Da allora, per quanto mi riguarda, non ho più avuto occasione di incontrare l’ing. Montalbano. Se saranno provati, con sentenza definitiva, le accuse rivolte a Montalbano egli ne risponderà alla Giustizia, diversamente sarà un libero cittadino. Ma eventuali sue responsabilità, di tipo etico o morale non possono certo essere trasferite su altri, che sono ovviamente all’oscuro delle sue attività e delle sue relazioni. Se questo dovesse essere il metro di giudizio, da utilizzare in simili circostanze, oggi ci sarebbero magistrati, politici, imprenditori, gente comune che porterebbe responsabilità solo per aver avuto rapporti di conoscenza, amicizia, o di lavoro con uomini che poi si sono rivelati collusi con la mafia. Comprenderai l’assurdità di una simile impostazione.

Se Montalbano verrà riconosciuto colpevole di certo i suoi atteggiamenti, oltre che comportamenti, erano quelli di un insospettabile, niente poteva far pensare, sempre che lo abbia fatto, che intrattenesse rapporti con esponenti di Cosa Nostra. Paradossalmente, proprio se le accuse che gli sono mosse fossero provate, il suo ruolo di “prestanome” gli imponeva una assoluta segretezza dei suoi rapporti con la Mafia.

Giuseppe Lumia, allora Presidente della Commissione Nazionale Antimafia, nel commentare le frequentazioni dell’ing. Montalbano con Giuseppe Arnone, esponente di Legambiente in Sicilia, che in un’interrogazione parlamentare del senatore Bongiorno era accusato di avere ricevuto sponsorizzazioni e finanziamenti in cambio dell’appoggio politico a Torre Makauda ed alle attività imprenditoriali di Montalbano disse:“I rapporti tra mafia e politica vanno colpiti dopo essere stati accertati. Io penso, per esempio, che Giuseppe Arnone sia in buona fede, anche se è stato fotografato con Montalbano”.

All’epoca dell’arresto dell’ingegnere Montalbano tutti i giornali parlarono di un “insospettabile” di un “imprenditore dal doppio volto”.

Sempre Lumia, commentando le vicende giudiziarie di Montalbano pur giudicando gravissime le accuse che gli vennero mosse lo considerava un caso isolato, non assimilabile a tutta la sinistra e lo considerava, anche lui, un insospettabile. Come vedi, né io né nessun altro era, o poteva essere, a conoscenza di elementi che facessero sospettare dei rapporti che poteva avere con Cosa Nostra.

Anche della comunicazione giudiziaria che, come ricordi tu, ricevette nel 1984 non se ne aveva notizia. Probabilmente perché fu archiviata nel 1987.

Si ritornò a parlare di Montalbano, a seguito della vicenda della villa di Via Bernini, ma anche in quel caso, come si è poi saputo, la sua posizione venne archiviata. Neanche i Magistrati e le Forze dell’Ordine erano a conoscenza di fatti o elementi che potessero far sospettare di un eventuale collusione di Montalbano.

Per concludere altre due precisazioni che ti possono aiutare a farti un’idea più precisa dei fatti che tu citi.

La prima è che non ho mai festeggiato la mia elezione a Presidente della Regione, né con l’ing. Montalbano né con altri, né all’Hotel della Valle né altrove. Chi mi conosce sa che non uso festeggiare cariche politiche, poiché le considero solo delle funzioni da svolgere pro tempore e non traguardi di carriera da raggiungere. All’Hotel della Valle ad Agrigento non c’è stato alcun festeggiamento. Si svolse una manifestazione pubblica, promossa dalla Federazione Provinciale dei Democratici di Sinistra che, spinta dal legittimo orgoglio di avere avuto eletto un suo dirigente a Presidente della Regione Siciliana, organizzò un’assemblea pubblica di dirigenti locali a cui parteciparono oltre trecento persone. In tanti presero la parola, dopo il mio intervento conclusivo la manifestazione si sciolse, ed io andai via per altri impegni già programmati, come possono ricordare quanti parteciparono all’incontro. Non so se a quella manifestazione fosse presente l’ing. Montalbano, ma anche se lo fosse stato non vedo quale possa essere il significato che si vorrebbe attribuire a quella presenza.

La seconda riguarda Stella Capizzi. Stella Capizzi è stata un’impiegata dell’Assemblea Regionale Siciliana (oggi in pensione). Era iscritta al Pci, ma non è mai stata “segretaria del gruppo Ds in Regione”, come tu erroneamente scrivi. Nel regolamento interno dell’Ars è previsto che agli uffici dei componenti del Consiglio di Presidenza (Presidente, Vice Presidenti, Deputati-Questore e Deputati-Segretari) vengano assegnati alcune unità di personale, per lo svolgimento delle normali funzioni burocratiche. Stella Capizzi è stata spesso destinata a queste funzioni. Che io ricordi è stata nell’ufficio di Pancrazio De Pasquale, deputato del Pci che ha poi aderito a Rifondazione Comunista, durante il periodo in cui ricoprì la carica di Presidente dell’Ars; nell’ufficio di Michelangelo Russo, durante il periodo in cui fu Presidente dell’Ars; dell’on. Gioacchino Vizzini, deputato comunista mentre era Vice Presidente; dell’on. Giorgio Chessari, deputato del Pci, mentre svolgeva il compito di Deputato-Questore. Quando, nel 1991, sono stato eletto vice Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana (e non della Regione come tu scrivi) nel mio ufficio a queste funzioni venne destinata una dipendente dell’Ars, che dopo un po’ di tempo si pose in aspettativa per maternità e soltanto da allora venne sostituita da Stella Capizzi. Non so chi abbia chiamato Stella Capizzi per quella strana comunicazione di cui tu parli nella lettera. Sono veramente curioso di conoscere il nome di questo mio presunto collaboratore, dal momento che, per quanto scavi nella memoria, non ricordo affatto l’episodio, e posso escludere con certezza che la telefonata fosse stata fatta su mia richiesta. Potrei fare soltanto delle illazioni, ma sarebbero troppo maliziose per poterle mettere per iscritto.

In ogni caso, varrebbe anche per questo episodio quanto detto per gli episodi precedenti.

Concludendo, spero di essere stato di aiuto nel chiarire circostanze richiamate nella tua lettera. Sono a disposizione, se lo vorrai, per ulteriori chiarimenti, sia in privato che in pubblico. Ciò che oggi mi premeva era che un giovane “amante della libertà, della legalità, della giustizia” non entrasse in un tunnel di sfiducia e disillusione e non contribuisse a diffonderle in un momento in cui c’è invece bisogno di convinzione e motivazione nella battaglia per la legalità.

Ed è questo il motivo per cui ho deciso di scriverti, nonostante tanti mi sconsigliassero di farlo, perché considerano la tua lettera una conseguenza della campagna elettorale amministrativa del tuo Comune, tenutasi un paio di mesi fa, durante la quale tu tenevi i comizi a sostegno del candidato a Sindaco di Forza Italia; mentre io sono venuto a tenere un comizio a sostegno del candidato a Sindaco del centrosinistra, poi fortunatamente risultato eletto.

Sono convinto – e spero di avere ragione – che il motivo della tua lettera non sia legato a questo fatto. Io, comunque, mi sono sentito in dovere, vista la premessa della tua lettera, di chiarire i fatti, o almeno di provare a farlo, prima ancora di valutare altre possibili iniziative.

Ti saluto.

Angelo Capodicasa


Gentile vice ministro Capodicasa,

educato da sempre al rispetto delle istituzioni, nelle missive in questione mi sono sempre rivolto a lei con Nome e Cognome e incarico di governo. Mai con appellativi come “un certo Capodicasa”.

L’interpretazione libera ormai è prerogativa di qualunque cosa, si figuri di una lettera. Propongo quindi che ad essere in malafede sia forse chi le ha consigliato di non rispondermi, o addirittura di “adire le vie legali” (ha il vago profumo di minaccia) certo della mia pretestuosità. Io, mi creda, non ho alcuna ragione per avere rancori personali con lei, di qualsiasi tipo. E le sue ipotesi, mi permetta di dire molto provinciali, mi offendono e offendono tutti coloro che leggono il mio blog e con me condividono quei valori come la legalità, la libertà, la giustizia che sia lei che i suoi collaboratori virgolettano. Mi offende perché lei ipotizza che a monte della missiva ci possa essere il nostro diverso impegno politico alle recenti amministrative. Io le parlo di legalità e lei mi parla di elezioni. È chiaro che lei non conosce me e non conosce il mio lavoro, perché in caso contrario probabilmente non parlerebbe in questo modo. Ma siccome amo la precisione, le ricordo che lei non ha sostenuto il candidato di centro-sinistra (forse non gliel’hanno detto) ma una lista civica in cui c’era anche l’Udc, come io ho sostenuto una lista civica dove c’era anche Forza Italia. La vendetta, gentile vice ministro Capodicasa, in questo ed in altri casi, non fa parte della mia cultura. E le ripeto che l’unica motivazione che mi ha spinto a scrivere al Presidente Prodi prima, e a lei adesso, è solo il bisogno, la necessità di chiarezza.

Ma passiamo alle questioni più importanti. La ringrazio, intanto, di avere vinto le resistenze di diversa natura e di avere deciso di rispondermi, anche perché credo che questo sia giusto e logico in una democrazia; che i rappresentanti del governo dialoghino sia con i propri elettori sia con il popolo in generale, fosse anche solo per mantenere un contatto con la realtà.

Lei dedica parecchi capoversi per chiarire che la sua vicenda è molto diversa da quella di Cuffaro. Su questo, gentile vice ministro, nessuno ha dubbi. Nemmeno io, e lo dico sinceramente. Tutti sappiamo chi è Cuffaro e tutti ne abbiamo un’opinione. Ho solo fatto un parallelo, magari volutamente provocatorio, tra i rapporti Cuffaro-Aiello (anche il presidente dice che non era a conoscenza della mafiosità di Aiello) e quello Capodicasa-Montalbano. Entrambi conoscenti inconsapevoli di esponenti di Cosa nostra. Lei stesso sottolinea che non c’è niente di penalmente rilevante, come ho fatto io del resto. Ma qualcosa c’è. Stop. E’ inutile fare demagogia.

Secondo te sarei passibile di giudizio morale per avere avuto rapporti di conoscenza con l’ing. Montalbano, attualmente sotto processo per concorso esterno”. Si, e l’ho già argomentato,e questa, e solo questa, è una mia opinione.

Lei, vice ministro Capodicasa, ricostruisce con precisione la vita dell’ing. Montalbano, e offre anche una panoramica su quella del padre, Giuseppe Senior, che lei chiama “compianto”. Cito testualmente: “On. Giuseppe Montalbano, membro della Costituente; deputato all’Ars per tre Legislature, in cui svolse il compito di Presidente del Gruppo Parlamentare Comunista; è stato Sottosegretario di Stato alla Marina Mercantile; sindaco del Comune di Santa Margherita Belice; è stato autore di diversi saggi, tra cui uno dal titolo “Mafia, politica e storia” nel quale, peraltro, accusava il Pci, di non proteggere abbastanza chi combatteva la mafia, e persino di compiacenza alcuni suoi esponenti (pensa un po’). Ma nell’ambiente di partito, e non solo, veniva considerato un uomo un po’ estroverso, a volte eccentrico in alcune sue manifestazioni, ma comunque una personalità importante della Sinistra Siciliana, un punto di riferimento per chi combatteva la Mafia, anche perché era stato una vittima della Mafia, avendo perduto un figlio per mano mafiosa”.

Pensa un pò. Penso, e credo che lei ometta qualcosa di importante. Ad esempio che nel 1984, un certo giudice Falcone invia una comunicazione giudiziaria sia a Montalbano jr, che, legga bene, proprio al paladino dell’antimafia e pilastro della sinistra siciliana, Montalbano senior. Pensa un pò. Il capitano Angiolo Pellegrino aveva denunciato padre e figlio assieme ad altre 28 persone per “aver fatto parte di un associazione di tipo mafioso, avvalendolesi della forza dell’intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento che ne derivava per acquisire in modo diretto e indiretto la gestione e il controllo di numerose attività economiche e in particolare di numerose società, appalti e servizi pubblici e ciò al fine di realizzare profitti e vantaggi ingiusti per se e per gli altri con le aggravanti di aver finanziato le attività economiche di cui sopra con il prodotto e il profitto di delitti e segnatamente del traffico di sostanze stupefacenti”. Tutto questo preso pari pari dal rapporto giudiziario dei Carabinieri di Palermo, nucleo operativo, prima sezione, su Carmelo Gariffo + 29 del 10 aprile 1984. Documento consultabile liberamente. Mi permetto di continuare il rapporto: “Montalbano Giuseppe, classe 1895 e il figlio omonimo classe 1935 sono soci della T.N. Residence SPA, in origine Batticano- compagnia di navigazione. La prova dell’affiliazione dei due Montalbano alla organizzazione capeggiata da Provenzano Bernardo è data dalla presenza dei coniugi Lipari-Impastato (Lipari era il collettore delle tangenti versate dalle imprese e tramite con il mondo politico istituzionale per conto di Provenzano) che a partire dal 1972 si scambiano vicendevolmente la carica di amministratore unico della citata società”. L’esattezza della ricostruzione del capitano Pellegrino verrà confermata dalle sentenze e dai racconti di alcuni collaboratori di giustizia. Ingiusta omissione in termini di chiarezza.

Ho difficoltà ad individuare una forzatura nella mia frase quando riporto le parole dell’intervista di Diario all’ ing. Montalbano. Noto piuttosto che lei non smentisce Montalbano quando parla di buone frequentazioni. Avrei preferito parole forti al riguardo. “Quindi, collusi anche Emanuele Macaluso, Michelangelo Russo e tanti altri che con lui avevano rapporti di conoscenza? Come vedi non funziona.” Colluso, gentile vice ministro, non lo è lei, come non lo sono gli altri due. Siete, semplicemente come detto da Montalbano, in buona frequentazione. Mai usato la parola colluso!

Mi permetto di contraddire una sua affermazione. Lei dice “Non si capisce, in tutto ciò cosa ci possa essere di rilevante sul piano etico; dal momento che l’ing. Montalbano parla di frequentazioni intrattenute prima che fosse nota la sua vicenda giudiziaria”. Falso. L’ingegnere parla dell’attualità, e l’intervista di Diario risale al 2002, quando ha già subito la prima condanna e le sue vicende sono note. E se così stanno le cose, sul piano etico c’è molto, moltissimo da dire, mi perdoni.

All’epoca dell’arresto dell’ingegnere Montalbano tutti i giornali parlarono di un “insospettabile” di un “imprenditore dal doppio volto”. Gentile vice ministro, se quei giornali avessero prima dato un’occhiata alle denunce del capitano Pellegrino, non avrebbero chiamato insospettabile l’ingegnere. Semplicemente perché non lo era, c’erano già grossi punti interrogativi sul signor Montalbano, non facciamo finta di nulla. Il fatto che i giornali lo hanno etichettato come “insospettabile” non vuol dire che lo fosse.

Poi, lei individua delle notizie da me fornite che non corrisponderebbero alla realtà, e questo sarebbe gravissimo. Ora, siccome io non parlo mai per sentito dire, e mi documento bene prima di scrivere, la informo che la notizia che lei abbia festeggiato la sua elezione alla presidenza della regione con l’ing. Montalbano all’Hotel della Valle è contenuta nel libro “I complici”, di Lirio Abbate e Peter Gomez a pagina 147 e a pagina 322. E sempre dal libro sopracitato riprendo la notizia che Stella Capizzi è stata un’impiegata dell’Assemblea Regionale Siciliana e sua segretaria. Pagina 146. Spieghi ai suoi collaboratori in malafede che dovrebbero querelare prima gli autori del libro, che un ragazzo che cita e chiede spiegazioni.

Non so chi abbia chiamato Stella Capizzi per quella strana comunicazione di cui tu parli nella lettera. Sono veramente curioso di conoscere il nome di questo mio presunto collaboratore, dal momento che, per quanto scavi nella memoria, non ricordo affatto l’episodio, e posso escludere con certezza che la telefonata fosse stata fatta su mia richiesta”. Anche qui può tranquillamente chiedere agli autori del libro. Pagina 146. Risulta strano che qualcuno volesse comunicare, a sua insaputa, il suo arrivo a Punta Raisi all’ing. Montalbano.

Ciò che oggi mi premeva era che un giovane “amante della libertà, della legalità, della giustizia” non entrasse in un tunnel di sfiducia e disillusione e non contribuisse a diffonderle in un momento in cui c’è invece bisogno di convinzione e motivazione nella battaglia per la legalità”. Se lei mi ha davvero risposto per questo motivo, la ringrazio di nuovo, le fa onore. Ma in quel tunnel di sfiducia verso la classe politica siciliana e nazionale ci sono già. E se molta, molta altra gente è con me in quel tunnel non credo sia solo un problema mio né un problema di qualunquismo. Forse è un problema endemico della politica attuale. E mi risulta bizzarro che proprio in questo contesto lei chieda spiegazioni a me sulle mie parole, e non smentisca con forza quelle di un uomo legato alla mafia che parla di buone frequentazioni. Mi avrebbe dato convinzione e motivazione nella lotta per la legalità una sua forte e sdegnata smentita. Perché, come sa, oltre al contenuto, in politica è fondamentale anche la forma, oltre all’onestà, anche l’apparenza di onestà.

Resto in attesa di sue eventuali iniziative, a quanto ho capito giudiziarie, con la serenità che metto in tutto quello che faccio, certo della mia buona fede e sicuro che porre delle domande citando degli episodi non costituisca reato, ma un ulteriore passo verso la pretesa che gli uomini politici siano lontani migliaia di chilometri dal più piccolo affiliato di Cosa nostra, sia nei fatti che nelle parole.

Benny Calasanzio

5 commenti

  1. Bel fegato Benny.. ma non penso che l’on ti rispondera’ piu’ …..

    Inno

  2. ma non si parla nella tua replica del titolo che la tua lettera ha preso nel blog del movimento….no? LO sponsor di Santoro, l’on. Capodicasa t ha accusato di avere pubblicato questo post per motivi politici, xk eri con valenti Forza italia, e lui con Santoro Ds….non gli hai risposto o mi è sfuggito un passaggio fondamentale nascosto?

    chi ha dato il titolo al post nel blog del movimento?

    vikkio

  3. Vedi Vincenzo Ciaccio, certi argomenti bisogna anche calarli nella realtà di interesse di un blog. Il blog del Movimento si occupa principalmente del territorio di Santa Margherita, e molti potevano dire: Cosa me ne frega di una lettera di Benny Calasanzio ad un viceministro. Il titolo, magari se studierai giornalismo (non dal tuo direttore Cacioppo) in una università te lo spiegheranno, deve catturare l’attenzione del lettore. Quel titolo riallacciava quella lettera alla realtà margheritese. Tutto qui. Noto purtroppo che molte cose ti sfuggono. Gli ho risposto sul punto che citi proprio nella prima parte della lettera. E ora un consiglio, molto umile e modesto. Se vuoi stimolare risposte, se vuoi pizzicare qualcuno, dovresti trovare argomentazioni valide. Perchè, a quanto vedo dai commenti, già altri si sono detti stufi dei tuoi tentativi di attirare l’attenzione, che volentieri ti cedo. Usi sempre il solito: ma questa cosa non c’è? Non rispondi? per poi vedere che tutte le tue domande avevano già delle risposte nel documento commentato.

    Benny

  4. Ahahaahaha, io voglo attirare attenzione? ma daaaaaaaai, sono solo un bambino curiosone,Non studierò giornalismo, ma questo è un blog io commento se me li pubblicano bene sennò niente…io non pizzico, voglio solo dei chiarimenti che molti non ti chiedono, non siamo tutti alla tua altezza dialettica…

    vikkio

  5. Condivido …. e copio per voi….

    ” Caro Benny …. Ti invito a leggere un libro di diritto. Precisamente il “diritto Penale” di Ferrando Mantovani. Il capitolo sul principio di legalità formale. La legge, riconoscerai, è il minimo etico.

    In questo paese dove al momento ha poco senso parlare di etica pubblica, finchè non sarà oggettivamente riconosciuta ed affermata, bisogna partire dalle fondamenta: il diritto. Ecco che la “legalità” di cui parli, che a tuo dire poggia o deve poggiare su basi secolari, non può che essere intesa in diverse accezioni e modi. Ti accorgerai che la storia ci parla di tanti modelli di legalità. Quello accolto nel nostro paese democratico è un modello “sostanziale-formale”.

    Rifarsi tout-court al modello sostanziale di legalità, come inconsapevolmente fai tu, in questo momento non aiuta.

    In primo luogo perchè è facile smontarti con un approccio formale, molto più apprezzato dal pubblico per la spettacolarità delle prestazioni intellettuali richieste.

    In secondo luogo perchè in un paese che si divide su tutto, la giustizia non può dividere, pena la fine della pace sociale.

    Rimaniamo sul dato formale, arricchito da considerazioni sostanziali, come l’ordinamento prevede.

    Parliamo dei FATTI e delle loro fondamenta.Partiamo dalle fondamenta della democrazia invece. Dalla cultura, dalla manifestazione del pensiero, dalla scuola, dalla cura delle prossime generazioni. Sarà più facile “sentire” comunemente l’illegalità di questi soggetti cui va, ancora una volta, -perchè consentito dall’ordinamento-, un vaffanculo ….”

    io libero …. cittadino

I Commenti sono chiusi.