Truffa di Mezzacorona (Feudo Arancio) nel Ragusano

(1421) da SiciliaInformazioni del 28/07/2010
Avevano richiesto un contributo di oltre 4 milioni di euro per acquistare una cantina. Solo che era già loro. In sintesi è questo il motivo per cui la Guardia di finanza di Ragusa, coordinata dal procuratore della Repubblica Carmelo Petralia, ha sequestrato oggi beni presso un’azienda vitivinicola della tenuta Feudo Arancio che si trova nel comune di Acate in provincia di Ragusa.

Il luogo è la Sicilia, ma i personaggi coinvolti sono siciliani solo d’adozione. In particolare, i finanzieri di Vittoria hanno ricostruito il sistema utilizzato dalla società Future tecnologie agroambientali Srl, con sede ad Acate, del Gruppo vitivinicolo Mezzacorona Spa, per richiedere e percepire un contributo di 4,366 milioni di euro che sarebbero serviti per realizzare una nuova cantina vitivinicola in contrada Torrevecchia.

Secondo le Fiamme gialle in realtà l’azienda aveva acquistato la cantina del Feudo Arancio da una società appartenente al suo stesso gruppo societario. La società acquirente e la società cedente, in pratica, fanno riferimento agli stessi proprietari, la famiglia Rizzoli. Gli accertamenti si sono concentrati su tre società, appartenenti al gruppo Mezzacorona Spa, una di Acate e due del Trentino Alto Adige e sono ancora in corso per accertare tutte le singole responsabilità all’interno delle varie società coinvolte, anche da parte dei collegi sindacali e per ricostruire l’identità degli effettivi proprietari.

Un sistema finalizzato, secondo una nota diffusa oggi , alla realizzazione degli investimenti produttivi con l’impiego dei soli fondi pubblici, senza alcun reale apporto di mezzi propri, come prevede la normativa che regola l’erogazione delle agevolazioni finanziarie. L’operazione denominata “Old Tower” ha permesso di individuare la responsabilità associativa e del reato di truffa allo Stato e alla Ue a carico di otto persone, tra cui anche il funzionario dell’istituto di credito Banca Nuova che aveva curato l’istruttoria e l’erogazione dei contributi. L’importo è stato, in pratica, indebitamente percepito perché ottenuto mediante presentazione alla banca concessionaria di fatture che risultavano emesse a fronte di simulati contratti di compravendita degli immobili dove si trova la cantina aziendale, in realtà già rientranti nel complessivo patrimonio del gruppo aziendale.

La Sicilia ci avrà almeno guadagnato in termini di occupazione? La risposta è no. Gli incrementi occupazionali previsti dal programma, infatti, non sono mai stati realizzati perché il sistema faceva risultare come nuovo assunto personale già dipendente da altre società del gruppo aziendale, aggirando così il requisito richiesto dalla normativa ed accedendo indebitamente al contributo.

Questa rappresenta la seconda tappa di un’attività che la procura aveva iniziato un paio di mesi fa, disponendo allora un sequestro preventivo d’urgenza, eseguito a Roma presso il ministero dello Sviluppo economico per bloccare la concessione della terza rata di contributo per un ammontare totale di 1.455.564 euro, all’epoca concesso ma non ancora erogato.

Oggi si è provveduto al sequestro per equivalente della cantina vinicola del Feudo Arancio per la parte rimanente di 2.911.124 euro. Le Fiamme gialle però informano che, in vista dell’imminente vendemmia, verrà assicurata la continuità del ciclo economico per garantire le esigenze occupazionali.

Un “business” tutto nordico, insomma, che però, secondo gli investigatori, trova in alcuni elementi l’ombra della mafia e di Matteo Messina Denaro. “Le indagini”, spiega il colonnello Francesco Fallica, comandante provinciale della Guardia di finanza, “hanno consentito anche di rilevare come le cantine di Acate contrada Torrevecchia Feudo Arancio fossero in precedenza di proprietà della Torrevecchia di Favuzza e C. Sas, società riconducibile agli eredi dei cugini Salvo di Salemi”. Non solo. “Nel collegio sindacale ci sono tre soggetti di Castelvetrano che fanno parte del consiglio di amministrazione della Grigoli distribuzione, ritenuta la cassaforte di Matteo Messina Denaro”.