3 commenti

  1. mi sapete rispondere perchè il prof. tanino boniofacio è stato confermato alla carica di direttore del parco del gattopardo e oggi anniversario della morte dello scrittore il caro prof. non si sa dovè

    forse sono finiti i (piccioli) oppore non gli interessa niente del parco

    mandatelo a casa che forse è meglio oppure lavori (queste sono tutte le capacita che alcuni lecchini hanno morbosamente ribadito durante la campagna elettorale vedi ivan e pietro o gruppo pretendenti al posto per dirigere il museo)

  2. caro amico del commento di cui al post n. 1, per quello che ne sò io il prof. Bonifacio non c’entra niente con questa manifestazione del 50° anniversario…che è stata organizzata dalla signorina Abruzzo. Cmq lui poi è venuto…quasi un’ora e mezzo dopo l’orario di inizio previsto ma è venuto. Forse gli ha dato fastidio che qualcun’altro abbia organizzato anche senza di lui che pare non si faccia più vedere tanto al Parco. Ad ogni modo la manifestazione andava fatta. Una riccorrenza così importante non poteva passare inosservata cosa di cui invece si lamentano gli amici di palma di Montechiaro che non hanno fatto niente per l’occasione.

  3. D’accordo a cercare di capire quale sarà il ruolo del Prof. Bonifacio a maggior ragione che è apparsa la nuova figura di direttore tecnico-artistico la quale sembra voler fare l’organizzatrice a tutto campo. Da presentatrice a direttrice artistica in un mondo di veline è tutto normale. Ma che significa direttore artistico? e se le cose sono queste è un direttore un po fallimentare.

    A proposito di ciò una buona organizzatrice dovrebbe sapere come funzionano le cose prima di parlarne. Questa celebrazione di lunedì è stata disorganizzata e inutile un modo per coprire il fatto che proprio quest’anno che ricorre l’anniversario il Premio non viene svolto. Non si ricorda la morte di Tomasi di lampedusa con una lapide, è di cattivo gusto.

    Per finire voglio dire al Post 1 che il Bonifacio era presente a questa “pupiata”, ha parlato anche lui, sebbene, diciamolo, c’era ben poco da dire.

    S. C.

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