Selinunte, con 17 comuni a caccia di 3 milioni di euro

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L’unione fa la forza. Sono 17 i comuni che si sono uniti in un distretto per aumentare le probabilità di intercettare i finanziamenti per il turismo.

A tenere le fila di questo delicato tentativo è Gianni Pompeo (Udc), sindaco di Castelvetrano, comune alla testa della cordata.

Sulla carta i soldi ci sarebbero: 10 milioni di euro stanziati dal governo per realizzare servizi innovativi in favore dell’utenza turistica, “organizzati e gestiti dagli Enti pubblici territoriali – si legge nel relativo decreto – anche in forma associata”.

E se ci sono i soldi, ci sono anche i comuni disposti a consorziarsi, soprattutto se piccoli e con sindaci di liste civiche. Inoltre, non essendoci vincoli di appartenenza provinciale, il “reclutamento” è molto più semplice, perché permette di scegliersi i compagni di finanziamento senza sfiancarsi con i soliti accordi fatti con politici con cui non c’è mai stato un gran dialogo.

Il distretto turistico – culturale di Selinunte, così come è costituito, sembra perfetto. Pompeo, alla fine del suo secondo mandato, non può che mirare verso altri lidi, magari a Palazzo dei Normanni. Un bel posto di consigliere regionale, gli permetterebbe infatti di poter innaffiare un terreno seminato con cura, molto più ampio rispetto a quanto ci si aspetterebbe.

La struttura del distretto è particolare. Una sorta di grossa striscia che si estende sulla costa da Selinunte verso l’agrigentino fino a Siculiana. Mentre nell’entroterra, va dal comune di Vita a Cattolica Eraclea, lasciando fuori Raffadali, paesino natale di Totò Cuffaro, attualmente retto dal fratello Silvio.

I comuni che ne fanno parte sono: Castelvetrano, Sciacca, Menfi, Poggioreale, Salaparuta, Montevago, Partanna, Santa Ninfa, Santa Margherita Belice, Sambuca di Sicilia, Vita, Ribera, Calamonaci, Caltabellotta, Cattolica Eraclea, Montallegro, Siculiana.

Se si escludono Castelvetrano e Sciacca, rispettivamente di circa 30 mila e 40 abitanti,

la popolazione dei comuni rimanenti è di circa 86 mila persone, poco più di quante ce ne siano nella città di Marsala.

E pensare che tutto ebbe inizio nell’estate del 2008, con l’ipotesi del distacco di Selinunte dal comune di Castelvetrano. Una “secessione” farsa, culminata in una conferenza stampa all’aperto, nella piazza del porto, col suo promotore Alberto Firenze del movimento Liberal a sottolinearne il carattere provocatorio e il sindaco Pompeo che rivelava la sua idea per Selinunte: le scale mobili, per una borgata completamente pedonale.

Tre mesi dopo la secessione era diventata quasi il suo opposto: un distretto. E di ben 13 comuni!

Al teatro Selinus ne avevano parlato in tanti, dall’europarlamentare Eleonora Lo Curto, che aveva suggerito di fare gruppo per costituirsi come lobby nei confronti dell’Unità Europea (“E’ lì che tutto viene deciso”) a Davide Durante di Confindustria e Lorenzo Russo del consorzio turistico trapanese.

Tutti sembrarono concordare sullo stesso punto: unirsi, fare squadra per aumentare le possibilità di intercettare i finanziamenti. Mentre gli interventi dei sindaci presenti mettevano l’accento sulle bellezze dei propri territori, che però avrebbero bisogno di ossigeno per un’adeguata valorizzazione. Dal Selinus, Francesco Cascio, presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, si era proposto addirittura come rappresentante del distretto: “Sono a vostra disposizione, mettetemi alla prova, vi rappresenterò io. Il presidente del Parlamento siciliano qualcosa riesce a smuovere”.

In quell’occasione Girolamo Cusimano, docente di Geografia all’università di Palermo, era stato molto cauto sulla formazione del distretto: “L’innovazione non è legata solo ai finanziamenti, ma deve crescere col tempo, nelle comunità. In pochi mesi non si possono recuperare decenni. L’unico valore aggiunto può essere dato dalla cultura, ma questo nostro territorio non produce cultura, al massimo l’ha ereditata. Forse bisogna fare dei luoghi dove la popolazione trovi bello vivere”.

Da allora sono passati tre anni. Un tempo che non permette certo di recuperare decenni, ma di cambiare convinzioni e aspettative forse si.

Uno dei primi segni di questo cambiamento, presentato lo scorso 15 luglio al baglio Florio, nel parco archeologico di Selinunte, è un censimento che dimostrerebbe che il distretto sarà determinante per l’innalzamento produttivo di cultura, “vista non solo come eredità – si legge in un recentissimo comunicato di Alberto Firenze, direttore del distretto – ma come produzione viva e contemporanea del territorio”.

Altro che eredità quindi, qui saremmo in piena produzione.

E dato che si prevede un raccolto molto abbondante e di qualità, l’occasione per stupire i turisti e far star meglio i cittadini va presa al volo.

Basta ottenere una parte di quei 10 milioni di euro messi a disposizione dalla presidenza del consiglio dei ministri , con dei progetti fatti bene. E infatti il distretto ne presenta quattro per un valore complessivo di circa 3 milioni e 200 mila euro.I progetti sono quello della Penta & Nastasi Consulting, dal titolo “Servizi innovati per lo sviluppo del Distretto” per 960 mila euro; quello dell’architetto Simona Zichichi, chiamato “Cammini Incrociati” per 214.354 euro; dello studio Total Innovation, “EasyTurismo” per 636.856 euro; e dalla Telecom Italia, “Digital Tourism” per un importo di 1.397.600 euro.

Si tratterebbe di progetti volti ad informare il turista, assisterlo, fornendogli tutti i servizi necessari per una migliore “fruizione” dell’offerta turistica. Insomma non serviranno certo a produrre cultura, almeno non nel senso auspicato tre anni fa dal professore Cusimano, ma piuttosto a far conoscere meglio ciò che le città già offrono, come se il turismo facesse fatica a decollare soltanto per un difetto di comunicazione.

Ma se i soldi in teoria sembrano esserci, non è detto che possano essere davvero tutti disponibili anche nella pratica. Così come non è detto che i progetti debbano automaticamente essere accolti.

Inoltre il finanziamento coprirebbe soltanto la metà dei costi di realizzazione del progetto, mentre la parte rimanente dovrebbe essere sostenuta dalla cordata dei comuni che, essendo uno più in bolletta dell’altro, hanno pensato di mettere la loro parte attraverso l’utilizzo di risorse umane, ovvero posti di lavoro.

Ci sarà da litigare quindi, appena bisognerà dividere la torta. È anche vero che i tempi sono quelli che sono e magari chi ha fatto l’ordine dal pasticcere potrebbe trovarsi a lavorare proprio nell’ufficio del proprietario della pasticceria, acquisendo già da adesso il necessario consenso.

Intanto l’acuirsi della crisi non promette nulla di buono.

Ma questo i partecipanti lo sanno. Nel bando firmato dal sindaco Pompeo c’è scritto chiaramente: “Si ribadisce che non è previsto né alcun compenso né alcun rimborso-spese nel caso in cui il progetto non sia ammesso a finanziamento da parte del Ministero”.