X Ed. Premio Letterario G.Tomasi di Lampedusa L’opera letteraria premiata: “Il Sogno del Celta”, Einaudi Editore

il celtaPer conoscere l’opera letteraria premiata vi riportiamo la presentazione del libro proposta dal sito www.einaudi.it

«Gli eroi non sono statue, non sono esseri perfetti», ha detto Mario Vargas Llosa. Ed è questa una delle tante possibili chiavi di lettura del suo romanzo, Il sogno del celta.  La vicenda che dà forma alla narrazione è quella – reale – della condanna a morte di Roger Casement, console britannico accusato di alto tradimento durante la Prima guerra mondiale. Dalla sua cella, poco prima dell’esecuzione, Casement ripercorre la propria vita.  Irlandese, nato nel 1864, viaggiò in Africa e in America Latina su incarico del governo britannico. Nel 1903, una ispezione lo condusse in Congo, al tempo colonia belga, e poi in Perù, dove assistette alla violenze contro i Putumayo. Frutto di queste esperienze, i Casement Report raccontavano il «cuore di tenebra» del colonialismo, fino ad allora inimmaginabile: la violenza, gli orrori, lo sfruttamento, i massacri. La denuncia e l’impegno che ne seguirono trasformarono Casement in un eroe, ma l’indignazione che li aveva generati fu la stessa che lo trasformò in «traditore». Roger Casement annotò sul diario un’idea che era andata prendendo corpo nella sua testa da quando era sbarcato a Iquitos: «Sono arrivato alla convinzione assoluta che l’unico modo in cui gli indigeni del Putumayo possano uscire dalla miserevole condizione nella quale sono stati ridotti è quella di sollevarsi in armi contro i loro padroni. È un’illusione priva di qualunque realtà il credere, come Juan Tizón, che questa situazione cambierà quando giunga qui lo Stato peruviano con le autorità, i giudici, la polizia che facciano rispettare le leggi che proibiscono la servitù e la schiavitú in Perú dal 1854. […]. Se vorranno essere liberi dovranno conquistare la propria libertà con le proprie braccia e con il proprio coraggio. Lottando fino alla fine». Mentre, assorbito da queste frasi che aveva registrato sul suo diario, camminava a buon ritmo, aprendosi il passo con un machete fra liane, fratte, tronchi e rami, un pomeriggio gli venne in mente: «Noi irlandesi siamo come gli huitoto, i bora, gli andoque e i muinante del Putumayo. Colonizzati, sfruttati e condannati a esserlo sempre se continuiamo a confidare nelle leggi, nelle istituzioni e nei Governi d’Inghilterra, per raggiungere la libertà. Non ce la daranno mai. Perché lo dovrebbe fare l’Impero che ci colonizza se non sente una pressione irresistibile che l’obblighi a farlo? Una tale pressione può venire soltanto dalle armi». L’idea che l’Irlanda, come gli indios, avrebbe potuto conquistare la sua libertà solo lottando, si precisò e si rafforzò nel tempo: tornato in patria, Casement abbracciò la causa del patriottismo irlandese, e lavorò segretamente con il movimento indipendentista. Scoperto dagli inglesi mentre cercava di rifornire di armi tedesche i combattenti irlandesi, fu arrestato nel 1916. Ma l’ambiguità del personaggio non si risolve qui: mentre amici e intellettuali del calibro di Arthur Conan-Doyle, William Butler Yeats e Gorge Bernard Shaw si battevano per convertire la sua condanna nel nome dei servigi prestati all’impero britannico, uno scandalo travolse la sua vita privata: per anni Casement aveva compilato dei diari delle sue spedizioni nel Sud del mondo, appunti minuziosi indispensabili alla stesura dei rapporti che lo avevano reso famoso come primo grande oppositore dei metodi colonialisti. Ma improvvisamente Scotland Yard rivelò l’esistenza di altri diari, segreti. A differenza di quelli che per opposizione furono definiti White Diaries, i Black Diaries erano appunti stringatissimi, due o tre frasi per episodio, ma quello che rivelavano era immenso. Una doppia vita, un’omosessualità vissuta nell’ombra che trasformava l’ex console in un “turista sessuale” che aveva sfruttato il suo potere economico e simbolico con i giovani indigeni, e che aveva registrato ogni incontro in un linguaggio volgare e osceno. Non fu mai chiaro se i Black Diaries fossero autentici o dei falsi, costruiti da Scotland Yard per screditare definitivamente Casement. Vargas Llosa ci offre una sua interpretazione, ma lo scopo non è certo quello di “risolvere il caso”. L’indagine che si dispiega nelle pagine del Sogno del celta è un’altra: è un viaggio avventuroso nella condizione umana e nelle sue contraddizioni. Attraverso la figura di Roger Casement, Vargas Llosa ci trascina in quelle zone d’ombra che appartengono alla storia, obbligandoci a un faccia a faccia con l’orrore dal quale anche noi, come Casement, usciremo per forza cambiati.