Il 4 febbraio 2010 l’allora candidato alla presidenza della Regione Calabria, Pippo Callipo, riceve una lettera anonima: “Devi farti da parte, altrimenti te la faremo pagare”. Il 9 aprile 2010 viene minacciato don Nino Vattiata, sacerdote coraggio esponente di Libera e l’11 aprile, mentre a Sant’Onofrio, paesino della Calabria, partecipa alla processione “senza mafiosi”, viene avvicinato da tre uomini: “Prima o poi la pagherai anche tu”. “O lasci perdere la tua linea politica o la pagherai cara” disse “una figura politica statunitense di alto livello” ad Aldo Moro, come raccontò anni dopo la morte dello statista la moglie. “Pagherete e ci sarà sangue” è l’inquietante minaccia con cui si chiude una lettera ai ministri dell’Interno e della Giustizia, Roberto Maroni e Angelino Alfano, ai parlamentari del Pdl e del Pd Carlo Vizzini e Beppe Lumia da sedicenti parenti dei detenuti al 41 bis.“Se ti becchiamo te la faremo pagare, vastasu” è invece il cartello con tanto di minaccia esplicita/doppio senso affisso dal sindaco di Santa Margherita di Belice, una volta culla della cultura, graziata dalle parole di Tomasi di Lampedusa che qui trascorse i suoi migliori riposi, oggi paesino amministrato da Franco Santoro, un pittoresco primo cittadino post comunista e post grammaticale. Obiettivo della campagna è sensibilizzare la popolazione a non “scaricare” i rifiuti al di fuori della discariche. Il tutto con tanto di simbolo del comune, che rende il manifesto ufficiale e non una boutade personale.
L’unico dubbio che oggi ci si pone è se sia più grave la forma o il contenuto dell’aberrante cartello ufficiale. Sul secondo abbiamo visto poco sopra illustri esempi di come è stato utilizzato negli ultimi anni. Seppur con un nobile fine, ovvero scoraggiare l’abbandono abusivo di rifiuti, la minaccia “te la faremo pagare”, ammiccando al pagamento dell’ammenda, suona quantomeno inquietante: può un primo cittadino riferirsi così alla popolazione, o sia anche all’incivile inquinatore dell’ambiente? Ovvio che no. Le minacce, come abbiamo visto, spettano alle organizzazioni criminali, non alle pubbliche amministrazioni: come è reato penale l’abbandono di rifiuti in area pubblica o privata (D.Lvo 22, all’art.14, comma 1) lo è altresì la minaccia (art. 612 Codice Penale) e in Diritto questo si chiama “bue che dice cornuto all’asino”.
La forma del messaggio fa il paio con il contenuto esposto sopra: l’uso del presente, tipico della lingua parlata, per indicare un’azione ipotetica e futura, e poi subito dopo il futuro: Se ti becchiamo (ora) te la faremo pagare (dopo). Le regole grammaticali martirizzate suggeriscono che si dovrebbe usare un periodo ipotetico di secondo tipo, ovvero della possibilità: quando sia l’ipotesi che la conseguenza sono ritenute come eventi possibili e non certi. In questi casi il verbo si pone al congiuntivo nella protasi e al condizionale nell’apodosi: “Se ti beccassimo te la faremmo pagare”. Ma non è finita: il tutto è condito da un termine dialettale ovviamente sconosciuto al resto d’Italia: “vastasu”, maleducato.
Ora l’atroce dubbio: fa più paura la minaccia in linguaggio mafioso o l’obbrobrio grammaticale? Su quest’ultima possibilità, Michele Cortelazzo, ordinario di per il Settore Scientifico-Disciplinare di Linguistica italiana nella facoltà di Lettere e filosofia dell′Università di Padova ed esperto analista dei discorsi dei presidenti della Repubblica, interpellato sul caso ha dichiarato: “l’unico commento possibile per il manifesto nel suo complesso è “no comment”.
Ormai è chiaro che il fenomeno dei rifiuti abbandonati per le strada e nelle campagne delle terre sicane sta assumendo proporzioni gigantesche è il tutto come prevedibile sta sfuggendo di mano alle autorità preposte a l’organizzazione della raccolta dei rifiuti.
Il sindaco di SANTA MARGHERITA DI BELICE qualche giorno fa reagendo a tale scempio a fatto affiggere dei cartelloni, nei punti dove tale fenomeno si evidenzia definendo “VASTASI” chi abbandona i rifiuti e minacciando sanzioni.
Io credo che tale reazione sia spropositata e se “VASTASI” ci sono i primi sono i sindaci delle terre sicane per ovvi motivi.
Inizialmente i nostri sindaci non hanno mai creduto al servizio della raccolta differenziata, tante che fin dalle prime battute della nascita dell’a.t.o. rifiuti l’unica collaborazione che loro hanno avuto con questo soggetto è stata quella di spartirsi i posti di lavoro e quelli delle varie commissioni di comando, svendendo allo stesso proprio parco mezzi .
Hanno permesso e tollerato per anni che i cittadini avessero un servizio scadente, per esempio i cassonetti venivano lavati raramente e di conseguenza risultavano maleodoranti e di contro la bolletta aumentava in maniera esponenziale.
I nostri sindaci hanno fatto credere che differenziando oltre che fare bene a l’ambiente il cittadino avrebbe risparmiato sulla bolletta.
A oggi non mi risulta un sindaco che abbia premiato i propri cittadini riducendo pur di pochi punti in percentuali la bolletta.
I nostri sindaci non si sono mai preoccupati di realizzare delle isole ecologiche dove il cittadino possa conferire i rifiuti, che per vari motivi non ha smaltito come da calendario ad eccezione di MENFI.
Credo anzi che SANTA MARGHERITA DI BELICE abbia l’isola ecologica il problema è che iI sindaco l’ha trasformata a discarica abusiva ammassando le centinaia di cassonetti dismessi e quant’altro più tosto che adeguarla e renderla fruibile ai cittadini.
In più la stessa isola ecologica nelle condizioni in cui è ridotta invita i cittadini ad abbandonare nei pressi ulteriori rifiuti, ma la cosa più deplorevole e che periodicamente è data alle fiamme con conseguenze che tutti immaginiamo.
I nostri sindaci si lamentano dei cittadini “VASTASI”ma allo stesso tempo chiudono un occhio per le innumerevoli discariche alimentate da loro stesi : per esempio a SANTA MARGHERITA DI BELICE di fianco al cimitero esiste una discarica alimentata dai rifiuti del cimitero e dalla risulta delle potature e sistematicamente date alle fiamme.
A MONTEVAGO il vecchio centro continua a essere una discarica a cielo aperto perche un’ordinanza ad hoc per tutelare quei sito non è mai stata attuata.
A MENFI possiamo dire che sono “decine “ le discariche a cielo aperto attorno ai cassonetti dell’area balneare e delle campagne visto che il sindaco non si decide di iniziare la raccolta differenziata in quei luoghi.
Il problema è ancora più serio perché quei cassonetti, danno l’opportunità “diseducativa” ad alcuni cittadini dei comuni limitrofi per disfarsi dei propri rifiuti quando vanno al mare o a fare la spesa nei super mercati di MENFI.
A MENFI l’isola ecologica è talmente piena che da l’impressione più di essere una discarica a cielo aperto e mi auguro come successo in passato che non sia data alle fiamme.
I nostri sindaci debbono capire che l’abbandono dei rifiuti per strada da parte di alcuni cittadini “vastasi“ come li osa definire il sindaco di Santa Margherita Belice e fisiologico almeno per i primi due anni di attività, anni necessari perché gli stessi cittadini comprendano bene il meccanismo della differenziata.
Rendiamoci conto che la raccolta differenziata ha stravolto il proprio vivere domestico e non tutti i cittadini hanno quel grado di cultura e sensibilità più che giustificabile necessario ad affrontare questa rivoluzione domestica paragonabile a l’avvento dell’euro. Vi ricordate le enormi difficoltà che tutti più o meno incontravamo all’epoca, quanti “vastasi “ si sono arricchiti alle spalle di noi cittadini e cosa facevano i nostri sindaci per tutelarci, facevano rispettare le leggi ad esempio l’esposizione obbligatoria da parte dei commercianti del doppio prezzo lira-euro.
Cari sindaci vi consiglio che piuttosto che mettere in atto una campagna di caccia alle streghe cercate di essere più vicini ai propri cittadini e di mettere in atto una serie iniziative che con il dialogo e l’incontro si possa nel tempo far si che la differenziata trionfi e tutti ne traiamo giovamento.