Segnaletica turistica a Santa Margherita

di Francesco Sciara
A Santa Margherita, città del Gattopardo e città d’arte e turismo, manca quasi del tutto la segnaleti-ca turistica. Scarseggiano le tabelle e i pannelli informativi con le indicazioni e le informazioni suoi principali luoghi e sulle rilevanze monumentali storico-architettoniche del paese tanto caro a Giuseppe Tomasi di Lampedusa che lo ha descritto, con dovizia di particolari, nel celebre romanzo “Il Gattopardo”.  Eppure, in barba alla mancanza di pannelli informativi e turistici e  non curante della grave crisi economica che riduce drasticamente i fondi a disposizione dei Comuni, i banner pubblicitari vengono considerati rifiuti.
Il grande pannello finito accantonato, rovesciato al contrario, tra i rifiuti e i cartoni lasciati vicino il muro di cinta di piazza Matteotti, è quello riportante l’indicazione del Parco Culturale Terre Sicane. 
Parco Culturale che comprende nove comuni e che vede come capofila il comune di Santa Margherita di Belìce. Il pannello abbandonato tra i rifiuti,  ha fatto bella mostra di se proprio in concomitanza e in occasione della tre giorni della manifestazione “Primavera d’Autore” . Che ha previsto visite guidate, libri, degustazioni, musica, percorsi animati nel mondo del Gattopardo e l’ inaugurazione della “Biblioteca degli Studi Lampedusiani”.
Gli eventuali visitatori, turisti, scolaresche, giornalisti del settore turistico, operatori turistico-culturali che, almeno nelle intenzioni degli organizzatori,  arrivati per  visitare i luoghi del Gattopardo, avranno dovuto fare delle difficili contorsioni del collo per poter leggere il cartello. E’ evidente che il pannello in questione può benissimo essere collocato, se non c’era posto all’interno del Parco del Gattopardo,  considerate le sue dimensioni, almeno in uno degli ingressi al centro abitato di Santa Margherita di Belìce.
Ingressi al paese che sono malinconicamente lasciati nell’incuria e nel degrado. Evidentemente, gli amministratori comunali, i vertici del Parco del Gattopardo e dell’Istituzione Giuseppe Tomasi di Lampedusa non credono molto nello slogan: “la pubblicità è l’anima del commercio”. Almeno per quanto riguarda la pubblicità a costo zero o quasi.
E per pubblicizzare i suggestivi luoghi del Gattopardo e i Musei di Santa Margherita di Belìce si affidano esclusivamente alle presenze alla Bit, al Vinitaly, ai viaggi nazionali e negli stati Uniti.
Si affidano anche ad aderire a distretti turistici, reti museali, consorzi e associazioni che compren-dendo diversi comuni, molti dei quali più grandi e con più offerta turistica, e che quindi si rivelano bolle di sapone.
Certo anche queste iniziative sono valide e positive. Ma prima di “esportare” fuori dall’ambito co-munale il binomio Gattopardo-Santa Margherita, il paese deve essere nelle condizioni di presentare un adeguato ed interessante biglietto da visita. Ad iniziare dalla collocazione, dalla cura e dalla manutenzione della segnaletica turistica-informativa.
Cosa che negli ultimi cinque anni non è stata assolutamente fatta.  E non lo dimostra solo il pannello finito tra i rifiuti. Solo dopo una serie di articoli de L’Araldo, l’Amministrazione comunale e i vertici dell’Istituzione Giuseppe Tomasi di Lampedusa hanno provveduto a collocare i pannelli informativi nelle bacheche rimaste inutilizzati per alcuni anni.  
Adesso, le bacheche informative complete fanno bella mostra di se nei pressi del Museo della Memoria, della Chiesa Madre e di piazza Emanuela Loi. Altre due bacheche rimangono prive dei pannelli: in piazza Francesca Morvillo, zona Quadrivio, e nei pressi della scuola elementare.
Inoltre, sono rimasti solo i supporti, nei pali dell’illuminazione pubblica, che conteneva i banner informativi dei Musei e del Parco del Gattopardo. Erano collocati lungo la via Umberto I° e la via della Liberta e segnavano un percorso che consentiva a turisti e vacanzieri di raggiungere con facilità i principali monumenti di Santa Margherita.
I banner, ad uno ad uno, sono volati, si sono scollati,  e sono finiti agli angoli dei marciapiedi, in mezzo alla strada e persino nei cestini dell’immondizia collocati nella piazzetta vicino la stazione dei Vigili del Fuoco.
Non si ha traccia e notizia di dove sono finiti i due grandi banner posti sulle grandi strutture espositive collocate dinanzi al Museo della Memoria e in Via della Libertà, prima che questa strada venisse smantellata per lavori in corso. I suddetti banner pubblicizzavano il Museo della Memoria subito dopo la sua realizzazione.
Riportavano le immagini e i volti delle donne, dei bambini e della gente del Belìce sconvolta dal terremoto del 15 gennaio 1968.  Non si sa che fine abbiano fatto. Spariti nel nulla, inghiottiti dall’indifferenza.
Non si sa neanche dove è finita la struttura espositiva che era collocata in via della Libertà. La struttura superstite posta vicino al Museo della Memoria ospita, praticamente per tutto l’anno, le informazioni relative al vincitore del Premio Letterario Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Il premio si svolge, ogni anno, la prima settimana di agosto. E fino all’agosto successivo e al nuovo premio riporta il nome del vincitore dell’anno precedente.
Più che “pubblicità progresso” si può parlare di “pubblicità regresso”. Alcuni di questi “sfortunati” banner sono stati raccolti da scrupolosi e attenti cittadini e portati in Comune. Ma non sono mai stati ricollocati.  
A nessuno interessa la pubblicità a costo zero. A nessuno interessa avere cura degli interessi della collettività e controllare i beni comunali acquistati con i soldi dei cittadini. E’ più facile spendere nuovi fondi per acquistare di nuovo le stesse identiche cose. Oppure, fare viaggi e missioni allo scopo di pubblicizzare i luoghi del Gattopardo.
In questo caso lo slogan viene seguito alla lettera: “la pubblicità è l’anima del commercio”. Anche se non porta benefici ai cittadini e  non c’è nessun ritorno economico.  
In tempi di grave crisi economica, il sindaco e gli amministratori comunali, prima di spendere soldi dovrebbero sapere risparmiare e conservare e custodire con oculatezza le risorse e i beni materiali della collettività.
Almeno così si fa nelle famiglie. Almeno così fa lo scrupoloso e attento padre di famiglia. Alla stessa maniera dovrebbero fare il “primo” cittadino e gli amministratori comunali. Ma si sa, se la Regione è vista come la mamma, il Comune è considerato alla stregua del papà. E i cordoni della borsa pubblica sono lenti e facili da sciogliere per effettuare nuove spese.  
Siamo in piena campagna elettorale per il rinnovo dell’Amministrazione comunale. Ai prossimi amministratori comunali di Santa Margherita di Belìce rivolgiamo l’appello di gestire con più oculatezza, rispetto ed amore la cosa pubblica. Portiamo Santa Margherita nel Cuore. Riscopriamo l’orgoglio di essere margheritesi.

1 commento

  1. effettivamente chi arriva a santa margherita entrando dalla piazza matteotti, non solo non riesce ad orientarsi per la mancanza di segnaletica, poi si ritrova davanti quello scempio di cemento fatto costruire in piena piazza per il relax di alcuni margheritesi, che va ad ostruire la visuale che permetteva di ammirare il palazzo cutò, il museo, la piazza, la palazzata ecc.. e poi per dirigersi verso il centro urbano bisogna salire una strada che effettivamente porta altrove.. mi chiedevo, se diventa nuovamente sindaco l’architetto mangiaracina, non sarebbe cosa buona e giusta demolire quello scempio e dare luce alle bellezze cittadine?..

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