SAMBUCA: attriti tra l’Amministrazione e A.Becchina

(970) Apprendiamo da un articolo pubblicato ieri su La Sicilia a firma di Giuseppe Merlo che……
Sono diventati gli affreschi della discordia. L’Amministrazione comunale di Sambuca da una parte e, dall’altra, Alessandro Becchina, figlio del Maestro Gianbecchina, il celebre pittore sambucese scomparso nel 2001, ne rivendicano la proprietà. Si tratta di otto opere realizzate nel 1999 su telai mobili “da un gruppo di valorosi artisti che vengono ad affrescare, in segno di affetto per il Maestro, i muri arabi di Sambuca Zabut”, come allora ebbe a scrivere nella prefazione del catalogo il critico d’arte Franco Grasso.

Dai «Vicoli Saraceni», dove erano stati originariamente collocati, per iniziativa del figlio dell’artista, gli affreschi sono stati trasportati in Adragna nella casa-studio di Gianbecchina aperta in occasione delle celebrazioni per il centenario della sua nascita. Lo stesso ne dà comunicazione al sindaco di Sambuca, Martino Maggio una lettera di cui riportiamo testualmente alcuni brani. Nello studio di Adragna le opere “godranno della fruizione di tutti coloro che vorranno visitare questo luogo magico in cui ha operato per lunghissimi anni un
grande Artista”. Ad indurre Alessandro Becchina ad operare il cambiamento di sito, il fatto che le opere per un decennio “sono state incustodite, deturpate e palesemente oltraggiate da atti vandalici” per cui ” lo scrivente si è fatto carico del recupero artistico” e della nuovacollocazione.Per l’Amministrazione
Comunale si tratta di “una indebita ed arbitraria sottrazione delle opere. Le mura arabe appartengono a Sambuca”. Nella apposita delibera adottata dalla Giunta Municipale si contesta lo stato di degrado in quanto “…questo Ente è intervenuto, con propri fondi, per realizzare dei pannelli trasparenti collocati sopra gli affreschi proprio per proteggerli dalle intemperie” e si dà mandato al sindaco “di diffidare l’Architetto Becchina a ricollegare le opere nei luoghi ove sono state prelevate, assegnandogli il termine di 15 giorni, con l’avvertenza che, nel caso di inottemperanza, saranno avviate le procedure di legge.” Trascorso inutilmente tale termine, la Giunta é tornata alla carica, avvertendo il Becchina che la supposta proprietà delle opere ” necessita in ogni caso di puntuale accertamento, che dovrà rivolgere con domanda presso il tribunale competente” e che sarà attivata “ogni più opportuna iniziativa giudiziale tanto in sede penale, che civile con oneri e spese a suo esclusivo carico». La controversa vicenda arriverà davvero nelle aule giudiziarie o avrà un bonario componimento?

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