(2140) Riflettiamo sulle parole del nostro concittadino Michele Cipolla e proviamo a rispondere alle domande che lui, garbatamente, ci ha posto nel suo scritto.
Premettiamo che siamo assolutamente d’accordo nella tua analisi, Michele (scusaci se ti diamo del tu ma tra concittadini vogliamo abbattere le barriere del formalismo). In Italia, tanto per fare un ragionamento a largo respiro, viviamo una situazione di crisi del principio di rappresentanza che è, al tempo stesso, base e sorvegliante della democrazia. Un popolo che non si sente rappresentato non riconosce chi governa e un governatore che non rappresenta non può governare bene.
Detto ciò, trasferiamoci a Santa Margherita di Belìce.
E’ certo che negli ultimi anni, ogni tornata elettorale è stata decisa, a monte, e cioè per quanto riguarda le candidature, da poche menti “eccelse”, da sempre abituate a muovere i fili del paese, a prendere in mano carta e penna e con un semplice procedimento matematico di somma, vedere chi ha più voti e candidarlo, a discapito dell’effettiva volontà del candidato di mettersi in gioco o no e anche delle capacità stesse del candidato. Non abbiamo timore a dire che Santa Margherita di Belìce ha avuto negli anni alcuni candidati sindaci e alcuni candidati consiglieri che tutto avrebbero potuto fare, tranne che quello che in effetti hanno fatto. I primi noi. Può darsi. E forse per questo non siamo stati eletti.
Abbiamo avuto alcuni candidati incapaci di fare un ragionamento logico, semplicemente spinti dalla fame di denaro, dalla necessità di sistemare alcune pratiche personali e familiari, dalla numerosa famiglia. Tutto tranne che dallì’effettiva volontà di mettersi al servizio del paese e di mettere le proprie capacità al servizio del paese.
Non è un mistero che ci sono stati consiglieri che in anni e anni di legislatura, attuale e anche passate, non hanno proferito neanche una parola, che si sono limitati ad alzare la mano a comando, non ribellandosi, forse perchè non capendo, all’arroganza a volte, e all’ignoranza di determinati dettami provenienti da sindaci e assessori.
Come mai ciò accade qui da noi?
Semplice. Il candidato viene scelto in base ai numeri della famiglia che, 10 più o 10 meno, son quelli individuati da carta e penna.
Di chi è la colpa?
In primis è la nostra.
La nostra perchè siamo noi che ce ne freghiamo se il consigliere di turno, o il sindaco, abbia agito bene, abbia fatto le scelte giuste e intelligenti. Lo votiamo perchè parente o amico dell’amico, ignorando che poi, una volta seduto sulla poltrona, il “politico” se ne infischierà di noi e si curerà il proprio esclusivo orticello. A volte facciamo anche finta di ignorarlo. Lo sappiamo ma lo votiamo lo stesso.
E’ anche per questo che gente che vive in paese, che lavora in paese, che avrebbe tante capacità per servirci noi cittadini, preferisce non candidarsi e stare a guardare; perchè alla fine vince l’appartenente alla famiglia numerosa, e non il più capace.
Come far inceppare questo meccanismo?
Veniamo fuori da tanti anni di modo di amministrare che, a nostro umile parere, non è stato per nulla proficuo e logico. Stiamo attraversando forse gli anni più duri che Santa Margherita di Belìce abbia mai attraversato. La zootecnia è abbandonata a se stessa, nonostante i proclami della passata campagna elettorale; lo stesso dicasi dell’agricoltura, che in più soffre il peso di situazioni infelici di aziende importanti del territorio. Il turismo è un’utopia; chi viene qui in vacanza, trova tutto chiuso e abbandonato e non si è mai creato quell’indotto che potrebbe campare sulle spalle del Parco Letterario. Il Parco Letterario stesso, invece che creare economia per il paese, è diventato (se mai un tempo non lo è stato) una palla al piede che necessita ogni anno di migliaia di euro per fare qualche piccola (di livello) manifestazione. L’edilizia, terminando la ricostruzione, terminerà anch’essa.
Peggio ancora la situazione sociale: il paese è diviso ad ogni livello, non c’è nessuna traccia di solidarietà, i ragazzi spesso si trasformano in vandali e non ci sono momenti di cultura e sport degni di nota.
Pensando a tutto questo, se nel 2012, riuscissimo a votare l’intelligenza, la moralità e il talento delle persone piuttosto che il grado di parentela o la simpatia, allora potremo dire di aver trovato la chiave per provare a risalire la china. Se invece fallissimo ancora e votassimo il classico “cugino”, allora non ci sarà nulla da fare.
Negli abissi siamo e negli abissi restiamo.
Condivido pienamente.
Auspico che i Margheritesi sappiano riappropriarsi della facoltà di scelta della classe amministrativa, tornamndo a fare la "politica" nell'interesse dell'intera collettività.
Auguri.
Giuseppe Perricone
Ai ragazzi del Movimento Giovanile Trasversale per la rinascita di Santa Margherita di Belìce.
Definendovi “ragazzi” credo di avere abbattuto anch’io le barriere del formalismo, e da subito voglio ringraziarvi per avermi dato uno spazio sul vostro blog martedì 28 giugno u.s. (post 2124) e per avere scelto quella foto; sono d’accordo con voi, non c’è pensiero più libero di quello di un bambino, e lo stato di degrado del contesto in cui quel bambino è inserito mi ricorda le mie origini e quelle di tanti miei concittadini, ed infine mi stimola ancora di più ad agire. Davvero senza ironia, grazie anche per la foto.
Detto questo, vorrei impiegare lo spazio che spero mi ridarete, per dare una speranza, se non ad altri lettori, almeno a me stesso, che a partire dalle prossime elezioni amministrative a Santa Margherita di Belice qualcosa di nuovo e positivo potrà accadere.
Quelle che seguono sono dieci regole per far “inceppare” il meccanismo perverso delle candidature politiche “calate dall’alto” dei vertici politici o suggerite “dal basso” delle famiglie numerose di Santa Margherita di Belice.
Dieci Regole
per costruire una democrazia rappresentata
e per riappropriarci del nostro territorio
Grazie.
Michele Cipolla