Ricostruzione ferma a S. Margherita B.

L’interminabile leggenda della ricostruzione a Santa Margherita di Belìce sembra non dover mai finire. Dopo 44 anni dal sisma, malgrado i tanti sforzi e sacrifici,  ci sono interi capitoli che devono ancora essere scritti.
Più il tempo passa però e più le cose si fanno complicate.
Da voci di paese, confermate poi dalla lettura di alcuni documenti che abbiamo trovato, (uno in particolare parla di un monitoraggio dell’attività edilizia privata a contributo statale, fatto dall’attuale A.C.) sembra che in paese giacciono,  nel conto vincolato del capitolo ricostruzione delle ingenti somme già assegnati agli aventi diritto, accessibili dietro certificazione degli interessati, cioè, del titolare del contributo e del direttore dei lavori, dopo l’ avvenuta realizzazione delle opere edilizie previste dal progetto approvato,  tanti milioni di euro (forse 7)  che dovrebbero consentire di completare tutte quelle abitazioni ancora in corso di costruzione.
Di queste somme, l’Amministrazione Comunale, tramite il suo Ufficio Tecnico, da tempo chiede chiarimenti, intensificando negli ultimi tempi la propria azione.
Nel corso del 2011, ha diffidato tanti intestatari dei contributi a riprendere materialmente i lavori di ricostruzione, procedere con i vari stati di avanzamento, secondo le modalità previste nel decreto di finanziamento notificato e, così giungere alle parole “fine dei lavori”.
Va sottolineato che la legge in materia è alquanto chiara: la concessione edilizia dura 3 anni, entro un anno dalla concessione, i lavori devono iniziare e alla scadenza può essere rinnovata su richiesta , per giustificati motivi estranei alla volontà del titolare . Scaduta la concessione edilizia, si rischia anche la perdita del diritto al contributo.
A questa diffida , pare che tanti non hanno risposto , così l’Amministrazione Comunale di concerto con l’Ufficio Tecnico ha proceduto con la messa in mora  e, nel caso di inadempimento  sarà  avviata  l’azione di revoca del contributo concesso.
Di fatto, opportunamente vogliamo avvertire, nel caso in cui si dovesse avverare la revoca, questa determinerà la chiusura del conto vincolato, l’incameramento delle somme giacenti e il recupero della quota dell’anticipazione riscossa e non utilizzata, oltre agli interessi legali maturati.
Se tutto ciò dovesse rispondere al vero, sarebbe un grosso pericolo incombente sul paese  che già soffre della crisi agricola e nazionale in senso lato.
Ci sono in ballo tanti soldi che andrebbero spesi nel territorio, rimettendo in moto la macchina della ricostruzione e delle tante imprese edilizie locali.
Con un sol colpo, si otterrebbero con una fava due piccioni: dare respiro all’economia del paese ed evitate di revocare diritti già concessi ma non legittimamente  esercitati.
Occhio gente!