Recinzione eterna Porta Nuova – l’editoriale

di Joseph Cacioppo
L’ingresso di Porta Nuova, a Santa Margherita di Belice, ha cambiato aspetto. Dopo circa sette anni sono state sostituite le transenne di sicurezza posta a salvaguardia dell’incolumità di quanti transitano in prossimità di un vecchio edificio danneggiato dal sisma del gennaio 1968. Da transenne in legno si è passati a transenne metalliche. Ma restano sempre transenne, cioè “opere provvisionali”.

Una provvisorietà “stabilizzata”, se dura da oltre sette anni.
La sostituzioni delle transenne ormai fradice con le nuove in metallo, rappresenta sicuramente un fatto positivo. L’Araldo ed il blog Il Movimento da anni segnalano che lo stato di degrado di uno dei principali ingressi del paese del Cafè House, non rappresenta un buon biglietto da visita. E l’amministrazione Valenti qualcosa ha fatto.
Ma, c’è ancora un ma. C’è l’eterno dilemma: il bicchiere è mezzo pieno o è mezzo vuoto. Un giornale o un blog locale, anche se di modestissime dimensioni, devono necessariamente vederlo sempre mezzo vuoto. Se viene la funzione di stimolo, un giornale o un blog locale non hanno più motivo di esistere. A meno che non ci si voglia ridurre a pubblicare ricette locali. Ma oltre a segnalare che il bicchiere è mezzo vuoto, si vuole indicare una possibile via per poterlo finalmente riempire. Questi i fatti: l’immobile è stato danneggiato dal sisma del gennaio 1968 e tra breve potrebbero arrivare dei fondi per la ricostruzione. Non sappiamo se sia stato presentato il progetto di ricostruzione del fabbricato pericolante che necessita di essere transennato. Sappiamo solo che il sindaco Franco Valenti può invitare il proprietario a presentare o integrare il progetto di ricostruzione, può attivare l’ufficio tecnico ad istruirlo immediatamente e può disporre, con un atto di indirizzo o con un’ordinanza, che la Commissione ex art. 5 L. 178/76 lo esami e lo approvi anche in deroga all’ordine cronologico. L’interesse collettivo che deriva dalla sistemazione “definitiva” di uno dei principali ingressi del paese, prevale sugli interessi individuali. E la norma, in casi particolari, prevede la possibilità di deroga dell’ordine cronologico.
Così alla precarietà, che si trascina da oltre un lustro, si porrebbe la parola fine. Non agire significa normalizzare la precarietà. E sarebbe brutto segno.
Il consiglio comunale potrebbe pronunciarsi su questa possibile soluzione definitiva della sistemazione di Porta Nuova, o proporne un’altra fattibile. Stessa cosa potrebbero fare le tante associazioni culturali. Non è anche questa “democrazia partecipata”? prendendo a prestito un’espressione cara al presidente del consiglio dell’Unione dei Comuni Terre Sciane.

Aspettiamo fiduciosi