Premio Letterario Giuseppe Tomasi di Lampedusa 2010 Edizione N 7…..SI SCENDE !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Immagine(1462) di Giacomo Giuffrida Samonà…
Tracciare un consuntivo di questa settima edizione del Tomasi di Lampedusa e soprattutto della serata finale dello stesso, non è certo facile, viste le tante componenti, che per un verso o per l’altro hanno giocato nella formulazione di una serata, piacevole in alcuni punti, del tutto dissonanti per altri, segno, a sommesso avviso di spettatore, di una sorta di larvata Crisi del Settimo Anno, che mal si coniuga con l’impulso che invece dovrebbe avere una manifestazione del genere. La serata, è stata aperta dall’ingresso solenne in corteo, di autorità civili e religiose, nel terzo cortile di Palazzo Cutò, al suono letteralmente fragoroso di un Valzer del Gattopardo che ha letteralmente rintronato le orecchie degli spettatori, (la parola “di sottofondo” è stata nell’occasione del tutto ignota agli addetti al suono), come manco la marcia trionfale dell’Aida avrebbe fatto. Precedevano il corteo, delle coreografiche figuranti in costume d’epoca, rievocanti, forse, a modo loro, le “gattopardine” citate da Tancredi, che baciava loro le mani, nella lettera al Principe. Tralascio la passionale prolusione d’apertura fatta dal Sindaco Franco Santoro, ma solo per mia assolutamente e totalmente ammessa ignoranza della connessione fra politichese e letteratura e premi letterari in genere, comunque interessante per chi studia tale eventuale fenomeno dal punto di vista sociale ed antropologico-culturale in genere. Con tutta la simpatia che merita il Primo cittadino, mi trincero quindi su di un discreto, come disse qualcuno : “Dominus non sum dignus !” lasciando ad altre penne ben più qualificate il commento dell’interessante messaggio.
Unica curiosità rimastami ancor oggi, è su di un passaggio della stessa appassionata prolusione,ossia quella inerente la “Costituzione” di 12 donne Ma costituzione in che o da che e perché ? Se rapporto questo passo all’attività del Creatore Supremo, non posso non notare il consistente scarto numerico, ossia, a S.Margherita se ne costituiscono ben 12 in un colpo solo, nell’Eden di biblica memoria, se ne costituì, in modo del tutto artigianale, solo una. Misteri del progresso tecnologico ? Non so, e credo brancolerò a lungo in questo interrogativo !!!     Entrando nel clou della serata, interessante ed a tratti commovente l’intervista condotta da Lucilla Alcamisi, conduttrice della serata, che a tratti, ci è però sembrata in leggero imbarazzo sui tempi e sugli interventi, forse, per la probabile mancanza di una scaletta organica degli interventi, a Luciano Pellegrini, figlio adottivo di Francesco Orlando, che con accenni delicati e precisi ha tracciato un profilo dell’Autore immaturamente scomparso. Piacevole, l’intermezzo musicale e lirico, che ha preceduto la susseguente intervista al Testimonial della serata, l’attore Giuliano Gemma che, nel film, generale garibaldino amico di Tancredi, ha simpaticamente rievocato alcune vicende della lavorazione dello stesso, la figura di rigoroso ed attento regista qual’era Visconti, ed ha ribadito, rievocando le tappe della sua brillante carriera, il suo affetto per la nostra isola, che, per dirla con lui, gli “ha sempre portato fortuna” nella suo cammino di attore. Sua, inoltre, la bella ed accurata lettura di alcune pagine del romanzo premiato.
A seguire, la rievocazione da parte del Generale Comandante la legione Guardia di Finanza di Palermo, Domenico Achille  dell’opera preziosa e degna di ogni massimo encomio e memoria, svolta dai finanzieri in occasione del terremoto del Belice nel lontano 1968, ed alla quale era dedicata l’interessante mostra tenutasi in concomitanza nella sede del vicino Museo della Memoria.
A chiudere la serata, la premiazione, alla memoria, di Francesco Orlando, autore de La Doppia Seduzione, e ricordato, stavolta dal Presidente del Premio, il Prof. Gioacchino Lanza-Tomasi, che ha affettuosamente parlato dell’amicizia fraterna che lo legava allo scrittore scomparso, condiscepolo, con lui ed altri, di un magistrale e fascinoso docente quale Giuseppe Tomasi di Lampedusa, in quei lontani anni 50.  Alla fine, targhe a gogò un po’ per tutto e tutti, meritate o nò, giustificate realmente o nò, ma che, accostate ed accomunate idealmente al Premio in se stesso, che dovrebbe essere l’unico e vero momento clou della serata, distraggono troppo l’interesse e l’attenzione dello spettatore. Un amico, simpatico ma malignissimo, e lo riporto solo ed esclusivamente come colorito gossip, presente accanto a me nel terzo cortile, mi faceva notare, a fine serata, dinanzi ad un corroborante caffè, come alcuni piccoli “siparietti teatrali” verificatesi in corso di serata, pochi per fortuna, fossero quasi da accreditare più ad una simpatica recita parrocchiale, che non alla aulica serietà, non disgiunta da momenti più leggeri ma sempre di contenuto, che un premio letterario INTERNAZIONALE e con connotazioni di peculiare mediterraneità, come il Lampedusa, merita e dovrebbe avere. Lascio il commento di ciò al lettore, astenendomene prudenzialmente io, pur concordando, haimè, ma in pectore. Detto tutto questo, sulla serata in sè, non posso esimermi dal notare come la manifestazione, intesa nel complesso delle varie serate, abbia risentito, ed in maniera pesante, a mio sommesso avviso, di una sorta di Crisi del Settimo Anno, ossia di una sostanziale stanchezza di fondo,condizionata da una sostanziale ed assoluta mancanza di idee, che di fatto ha ricalcato stancamente e pedissequamente, con monotona ritualità le precedenti edizioni, senza alcuna reale innovazione o proposta. A detta di un addetto ai lavori, tale stato di cose sarebbe da addebitare ad una consistente  contrazione, rispetto alle precedenti edizioni, delle somme disponibili per la manifestazione stessa, (tanto pubbliche che da sponsor privati) e devo ammettere che tale giustificazione, alla luce della situazione economica regionale e nazionale, mi appare plausibile dal punto di vista oggettivo, ma non giustificatrice dal punto di vista della carenza di idee e del mancato rinnovamento della formula e dell’offerta, anche limitato ma pur sempre gradito ed innovativo. Del tutto spiacevole, invece, la assoluta mancanza sul palco, di autorità provinciali, regionali o nazionali, come invece riscontrato felicemente in altre occasioni, segno, forse, o di scarso coinvolgimento delle stesse da parte degli organizzatori, o, peggio ancora, di un disinteresse generalizzato per un Premio, che, se pur qualificantesi come Internazionale, rischia di scadere nell’anonimo localismo generico. Leggerina, dovrei anche dire, se non inesistente, e questa è una gravissima disattenzione e lacuna, la promozione pubblicitaria e la copertura giornalistica delle testate nazionali e regionali, prima, durante e dopo lo svolgimento delle singole serate, segno evidente di un ufficio stampa forse da attenzionare maggiormente e con maggior professionalità da parte degli addetti ai lavori. Poco curati, poi, il settore suoni e luci, che per come disposti ed usati, rintronavano od abbagliavano gli spettatori, o, altre volte, li costringevano a veri virtuosismi uditivi e visivi per comprendere in pieno cosa stesse accadendo. Anche qui, una sana via di mezzo non avrebbe certo guastato. Così come, (e qui chiudo finalmente queste note), da attenzionare accuratamente, sarebbe, la grafica, decisamente brutta ed infelice, di alcuni cartelli pubblicitari della manifestazione, che, vedi quello della foto d’apertura, ci mostrano un presunto Simil-Gattopardo, (in realtà molto più simile nell’immagine ad un indistinto gatto dei cartoon’s dei Simpson che non ad un fiero Gattopardo rampante) che sembra discendere mestamente delle ideali scale. Triste premonizione o improvvida distrazione degli addetti alla coreografia generale del Terzo Cortile ? Ai posteri l’ardua sentenza ! Noi ci limitiamo a segnalare la cosa, peraltro fattaci notare da alcuni stupefatti spettatori, facendo peraltro i debiti scongiuri per felice futuro e rilancio della manifestazione, ed augurandoci che il nobile animale torni presto e fieramente a rampare nell’estate margheritese testè iniziata.

Giacomo Giuffrida Samonà.