Nasce comitato “NO trivelle nella valle del Belìce!!!

Riceviamo e pubblichiamo…
RIVELLAZIONI PETROLIFERE NELLA VALLE DEL BELICE ? NO GRAZIE !!! Carissimi cittadini della Valle del Belice , vi comunichiamo che una società italiana, l’Enel Longanesi Evelopments S.r.l., denominata “ MASSERIA FRISELLA”, ha pubblicato in data 30/04/12 negli albi pretori di ben 17 comuni della Valle del Belice, a cavallo delle province di Agrigento , Trapani e Palermo, la richiesta di concessione a eseguire ricerche di idrocarburi, in un’area che si estende per 681,66 km quadrati. Questa richiesta di concessione non è supportata da nessun progetto specifico e tale mancanza non consente la formulazione di valutazione d’impatto ambientale e valutazione d’incidenza, obbligatorie in via preventiva. Il Governo Monti, con il suo “manifesto per il sud per la crescita dell’Italia”, spacciando le trivellazioni come azioni necessarie e indispensabili per lo sviluppo del meridione, che vedrà ancora più rafforzata la sua centralità, in realtà vuole solo il petrolio della nostra vallata, ma il costo è altissimo: la salute e il benessere degli abitanti dei territori in cui si andrà a estrarre il petrolio!!! Siamo, convinti che bisogna opporsi alle trivellazioni per i seguenti motivi e spero voi li condividiate: · Per i danni che l’estrazione petrolifera, con le sue tecniche, inevitabilmente, comporterebbe alla salute degli abitanti del luogo. Non vorremmo che i nostri figli si ammalassero e le nostre donne partorissero figli deformi, perché costretti a respirare idrogeno solforato. · Perché la nostra è terra di tremori simici e le trivelle sono incompatibili con il delicato equilibrio del sottosuolo, a detta di molti geologi! Non vorremmo perdere le nostre vite o le nostre case per un terremoto causato dalle trivelle. · Perché crediamo che il nostro territorio sia naturalmente vocato al turismo rurale, educativo, fidelizzato di qualità e ad una agricoltura basata sui prodotti di eccellenza agroalimentari: vino, olio, grano, ortaggi, frutta, ecc…. Non si può distruggere tutto questo, costringendo così i nostri giovani ad emigrare (altro che 25.000 nuovi posti di lavoro). · Perché crediamo nella salvaguardia del territorio, dell’ambiente, del paesaggio, della nostra storia e cultura, già messi a dura prova dal sisma del 68’. Non accettiamo pianificazioni imposte da Roma, che non tengano conto delle nostre esigenze, il risultato di 44 anni di pianificazioni del governo centrale post-terremoto è sotto gli occhi di tutti, con la nascita di città “lager” senza identità culturale ed economica e con l’emigrazione delle nostre forze migliori. · Perché crediamo che questa è una manovra che arricchirà solamente le solite multinazionali del petrolio; “le compagnie petrolifere non investono nella ricerca per hobby o per scopi scientifici, ma solo ed unicamente per i loro profitti e una volta trovato il petrolio faranno di tutto per tirarlo fuori “ a prescindere dai rischi … · Perché le trivellazioni possono rappresentare un pericolo di inquinamento delle falde acquifere sotterranee . · Perché i cittadini corrono il rischio di perdere sul territorio e sulla terra la sovranità acquisita e tramandata dai padri. In questi mesi ci siamo chiesti quali vantaggi ci potessero spingere ad accettare di far trivellare la nostra vallata, esponendola inevitabilmente a dei rischi come sopra detto. Perché sopportare tutto questo? In cambio di cosa? “ Il rapporto costi-benefici quando vi è di mezzo la salute dell’uomo e degli animali non dovrebbe neanche essere preso in considerazione!” Pensiamo, pertanto, che su questo problema così importante la nostra comunità non dovrebbe dividersi, ma assumere una posizione univoca, a tutela di beni primari come la salute umana e animale, il paesaggio, la sua identità agricola e turistica, la salubrità del suolo, dell’aria e dell’acqua. I rischi per la nostra salute e il nostro territorio sono chiari e, allora, nessun compenso (royalties) potrà mai convincerci ad accettarli. I cittadini della Valle del Belice hanno il sacrosanto diritto di essere informati su tutte le vicende che riguardano le trivellazioni, perché in gioco c’è il territorio in cui vivono; specialmente quando alcune decisioni potrebbero compromettere in maniera negativa e irreversibile il futuro. Qualora, poi, le trivellazioni non dovessero avere il risultato sperato, tuttavia lascerebbero in rovina le terre agricole produttive sottoposte alle ricerche. Tutti abbiamo il dovere civico di stare in prima linea per la difesa e l ’integrità del territorio. Tutti insieme alziamo la voce affinché vi sia una presa di coscienza e una mobilitazione per la difesa dei diritti di tutti i cittadini e dell’integrità del territorio. Alla luce di quanto detto vi invitiamo affinché tutti insieme, coordinandoci e organizzandoci, con un’unica voce urliamo il nostro dissenso e il nostro NO alle TRIVELLAZIONI nella Valle del Belice! 02 settembre ’12 COMITATO NO TRIVELLAZIONI Comuni interessati alla concessioni: Montevago, Santa Margherita Belice, (Agrigento), Bisacquino, Campofiorito, Camporeale, Contessa Entellina, Corleone, Monreale, Partinico, Piana degli Albanesi, Roccamena,San Cipirello e San Giuseppe Jato (Palermo), Alcamo, Gibellina, Poggioreale e Salaparuta (Trapani). -VALUTAZIONE D’IMPATTO AMBIENTALE E VALUTAZIONE D’INCIDENZA, sono previsti dalla lettera T dell’allegato A al decreto del presidente della repubblica del 12 aprile 1996 peri quali a norma dell’art.1 comma 3, del citato indirizzo a atto di ordinamento, sono obbligatorie in via preventiva. -RISCHIO DELLA SALUTE UMANA E ANIMALE Con ogni probabilità si tratta di un giacimento (faglia di Palazzo Adriano) di petrolio “amaro”, contenente “ il pericolosissimo idrogeno solforato (H2S) di cui sono noti i danni che l’estrazione comporta alla salute umana, derivante dalle perforazioni e soprattutto dal pre-trattamento di idro-desulfurizzazione del greggio.” (prof. Maria Rita D’Orsogna). “ Si apprenderebbe ad esempio che l’idrogeno solforato entra nel corpo umano in tre modi: per inalazione attraverso i polmoni, per via orale, specialmente dalla digestione di sostanze contaminate assorbite nel tratto intestinale, prima fra tutte l’acqua, e attraverso la pelle. Per inalazione i danni sono a basse concentrazioni: tosse, mancanza di respiro, raffreddori, bronchite, affaticamento, ansietà, bronchite, irritabilità, declino intellettuale, mancanza di concentrazione, difetti della memoria e dell’apprendimento, modifiche del senso dell’olfatto e nelle capacità motorie, danni ai polmoni anche permanenti. Ad alte concentrazioni: edema polmonare, collasso cardiaco, paralisi dell’olfatto e persino morte. I danni alla pelle sono la presenza di vesciche, la morte dell’epidermide, irritazioni e pruriti. I danni agli occhi possono essere irreversibili con lacrimazione, congiuntiviti, bruciori, mancanza di messa a fuoco. Anche il sistema nervoso può subire danni importanti. Quelli riportati sono solo una sintesi dei danni che l’idrogeno solforato provoca all’uomo e quindi anche agli animali, ai pesci, al mare ed alla flora dell’area interessata. I dati citati dallo studio non sono ipotetici, ma il frutto di una ricerca sulle popolazioni che li hanno già subiti ed essi sono stati monitorati negli anni.” (L’indipendente Lucano) -PERICOLO SISMICO E INQUINAMENTO FALDE ACQUIFERE Questi “signori del petrolio” per perforare i pozzi utilizzano due tecniche, una tecnica è denominata “sismica riflessione” (per il petrolio) , che prevede l’uso di esplosivi per i pozzi superficiali, oppure grossi vibratori che provocano mini–terremoti; l’altra tecnica (per il gas) usata è il fracking e trivellazioni orizzontali (con i problemi alle falde acquifere e con la generazione di microsismi che ne conseguono), tecniche incompatibili con il nostro territorio, soggetto a fenomeni sismici di elevato impatto. Recentemente alcuni comuni interessati sono stati classificati al primo livello nella tabella sismica (Livello di pericolosità da 1 a 4), inoltre “ l’impatto di questa tecnica agirebbe pure negativamente sulle falde acquifere sotterranee”. (Ing. Philippe Pallas) -PERDITA DELLA SOVRANITA DEL CITTADINO NEL PROPRIO TERRITORIO Grazie alla legge regionale, il 30/10/2003, con il D.A. n. 91 la regione Sicilia, in buona sostanza, offre carta bianca alle compagnie petrolifere al fine di operare in modo quasi incontrastato nel territorio interessato dal perimetro concesso. Iniziati i lavori, dunque, la sovranità dei cittadini non avrà più alcun valore. Ancora in virtù dell’art. 6 della legge n.14 del 3l luglio 2000, i proprietari o possessori di fondi compresi nel perimetro del permesso o della concessione non possono opporsi alle operazioni di prospezione, ai lavori di ricerca e ai lavori per la coltivazione e lo sfruttamento del giacimento, inoltre, entro lo stesso perimetro i concessionari potranno costruire tutte le opere necessarie, comprese quelle per il deposito, il trasporto, lo stoccaggio dell’utilizzazione del minerale, aumentando i rischi ambientali. -LE ROYALTIES PAGATE DAI CONCESSIONARI IN ITALIA SONO TRA LE PIU’ BASSE AL MONDO Le royalties del petrolio, pagate dai concessionari in Italia ( Sicilia l’aliquota in terraferma è del 10%) sono tra le più basse al mondo, nel resto del mondo le aliquote oscillano dal 20% all’80% del valore del prodotto estratto e che l’industria estrattiva nel nostro Paese gode di uno scandaloso regime di esenzioni e il costo delle concessioni per la coltivazione è risibile: 1. non vengono pagate allo Stato le aliquote sulle prime 20 mila tonnellate di petrolio prodotte annualmente in terraferma; 2. le concessioni di coltivazione, sia pur adeguate nel tempo, partono, a valori 1996, dalle 5 mila lire a Kmq per i permessi i prospezione, alle 10 mila lire a Kmq per i permessi di ricerca, alle 80 mila lire a kmq per i permessi di coltivazione. -LA SICILIA REGIONE DI SERIE “B” In Sicilia non è stato mai applicato l’Art. 45, della legge 23 luglio 2009 n.99, che ha disposto l’Istituzione del Fondo preordinato alla riduzione del prezzo alla pompa dei carburanti per i residenti nelle regioni interessate dalla estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi, nonché dalle attività di rigassificazione, anche attraverso impianti fissi offshore. E dire che la Sicilia è tra le aree produttrici di petrolio del paese (il 10,65% della produzione nazionale nel 2009). Infine, a mio avviso, si dovrebbe rivedere l’articolo 36 dello statuto siciliano, che ribadisce il principio della territorialità del gettito tributario, in virtù del quale si potrebbero determinare nuove e maggiori risorse da destinare allo sviluppo della regione siciliana e in particolare maggiori attribuzione da parte del Governo nazionale di accise sui prodotti petroliferi. MAURO SALVATORE