Lo ricordiamo così!

(101)  Esattamente un anno fa, il 3 giugno 2006, è scomparso un nostro caro compaesano: l’amico per alcuni, lo storico per eccellenza per altri, il Presidente della Pro Loco per alcuni suoi estimatori. Noi vogliamo ricordarlo con una proposta che il Prof.re Salvatore Scuderi lanciò agli amministratori del tempo attraverso una sua lettera pubblicata dal Bimestrale IL BELICE del maggio 2001. Opere che ancora sono in attesa di essere accolte.

Molte informazioni le trovate nel sito http://www.scuderibelice.it

Salvatore Scuderi

REALIZZARE PER VALORIZZARE.

Una proposta di uno storico al vaglio dell’amministrazione

Dal 2 Ottobre 1721 al 1761 fu signore di Santa Margherita Alessandro II Filangeri, principe di Cutò il quale, secondo lo storico barone Bartolomeo Giacone, fu fornito di una non comune intelligenza e di tenace volontà, eccellendo nelle lettere e nelle belle arti e le sue molteplici e monumentali opere rimasero a perenne testimonianza della sua magnificenza. Esse sono: il meraviglioso palazzo Cutò di via Maqueda in Palermo, la parte avanzata del palazzo Cutò di Santa Margherita, con la creazione di quello che divenne il primo cortile, il teatro, la quadreria con due file sovrapposte di quadri rappresentanti i Filangeri dal 1080 al 1800, la palazzata, il palazzo dei Giudici e dei Giurati (poi municipio e circolo dei civili), il castello di caccia della Venaria ed infine il meraviglioso giardino con fontane dalle acque zampillanti, adornate di statue, di serre e di una vegetazione lussureggiante e rara.

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 Il 27 Luglio 1735 ottenne l’investitura della baronia il di lui figlio Girolamo III Filangeri, principe di Cutò. Allora vicino la chiesa del Purgatorio scaturiva una copiosa sorgente la cui acqua scorreva in un ruscello in prossimità del Palazzo Cutò, per andare ad alimentare le diverse fontane ed irrigare il giardino. Poiché tale ruscello rendeva paludoso il terreno, il principe Girolamo III Filangeri, con una galleria convogliò quelle acque da una parte verso il bevaio canale e dall’altra, passando sotto le fondazioni del Palazzo Cutò, verso il giardino che così potè essere agevolmente irrigato, verso le fontane, verso un bevaio e verso due sgorghi detti “cannola”, la cui acqua residua proseguiva verso le vasche di irrigazione dell’orto grande oggi scomparso. Dopo il terremoto del 1968, in seguito alla costruzione di alcuni appartamenti, la galleria venne interrotta e le acque non poterono più raggiungere il giardino, il bevaio e lo sbocco dei cannola, perdendosi in mezzo al terreno. Il danno fu enorme, sia per il giardino che per la popolazione che prelevava l’acqua per molti usi.

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Mi sono permesso di prospettare a voce ai rappresentanti di una amministrazione comunale, allora in carica, della necessità di provvedere al ripristino della galleria per avere l’acqua che si perdeva. Ogni promessa è stata vana. Ho rinnovato a voce la richiesta anche agli attuali amministratori ma sinora non è stato fatto nulla. Poiché quell’acqua è un elemento importantissimo per il meraviglioso giardino e per i tanti cittadini che ne hanno bisogno, ritengo che sia delittuoso continuare a farla perdere. Faccio pertanto voti all’amministrazione comunale in carica perché sia data assoluta priorità alla soluzione di tale problema. Ripristinato l’afflusso dell’acqua nel giardino sarebbe opportuno sistemare nella fontana con l’isolotto le statue descritte da Giuseppe Tomasi nei “Ricordi d’infanzia” e ripristinare quelle già esistenti nelle altre tre fontane, in modo da ridare al giardino quel fascino scaturente dalla visione di un ambiente ricco di elementi mitologici ed artistici e di fantasiosi zampilli. Segnalo la necessità di ripristinare l’apertura, irresponsabilmente chiusa dell’accesso al vano sottostante la serra del giardino, dove i principi facevano accendere il fuoco per riscaldare in inverno le piante esotiche ivi custodite, che mi auguro saranno presto rimesse nella serra. Tali realizzazioni contribuirebbero alla valorizzazione del nostro ambiente reso più interessante dal neo Parco Letterario Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Prego l’amministrazione comunale di far conoscere quali provvedimenti intenda adottare in merito.

SALVATORE SCUDERI

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un video ricordo del Professore Salvatore Scuderi, storico e appassionato del suo paese, Santa Margherita di Belice realizzato dalla ProLoco Gattopardo

 
 
 

 

7 commenti

  1. Il mio ricordo va senz’altro verso quella persona che con il suo impegno e la sua tenacia ha fatto conoscere a tutti, grandi e meno grandi, la storia di Santa Margherita di Belice. Ha amato il suo paese e questo era evidente a tutti. Credo che abbia lasciato un vuoto nella società di Santa Margherita di Belice.

    Prendo infine spunto da questo post per lanciare una proposta su cui rifletto da qualche tempo: credo sia giusto e anche dovuto intitolare una piazza, un corso, un giardino o un “monumento” al Professore Salvatore Scuderi. Voi che ne pensate?

    Con gratitudine verso il Professore,

    Vito Antonio Augello

  2. Mi faceva notare un amico che una prima “intitolazione” è stata fatta: La sala del Museo della Memoria è stata intitolata al Professore Scuderi. Una notizia che non sapevo e che mi trova daccordo. Però se posso avanzare anche una proposta, in quella sala non c’è nessun oggetto, libro, foto, scritto, nulla cioè che riporta alla figura del Professore. Non sarebbe male colmare questa mancanza esponde qualcuna delle sue famose opere.

    Vito Antonio Augello

  3. RICORDO

    Ricordo a malincuore, quando per essendo ricoverato e lottando con un’aspra malattia, ogni volta che lo passavo a trovare lo ritrovavo a parlare con gli ospiti della stanza di Santa Margherita e ogni occasione era buona per farmi e farci delle lezioni di storia margheritese.

    Grazie

  4. Certo, come non essere d’accordo con Vito, una strada in ricordo del nostro caro professore Scuderi…il minimo per ricordare chi gratuitamente ha speso gran parte della sua vita per il nostro paese con un senso di appartenenza che in nessuno ho più rivisto, che noto in persone di quella generazione e che non ho più scorto in nessun altro.

    Il professore col suo fare mi ha appassionato ai temi del Gattopardo è stato lui per primo a vedere l’esigenza di trasmettere ai noi giovani il senso di appartenenza alla nostra terra, ai nostri usi, costumi, storia, tradizioni, leggende, ricordi e miti di Santa Margherita.

    Ricordo quando da giovanissimo, ancorchè disinteressato a questo tipo di conoscenza, mi avvicinai ai temi del Gattopardo recitando in una sorta di pantomima i temi cruciali dell’opera del Tomasi: fu un grosso successo di pubblico, per certi versi molto criticato, ma la caparbietà del professore Scuderi portò a sceneggiare una seconda parte del romanzo e poi una terza, infine portò ancora in scena come presidente della pro-loco il dramma del 4 e 5 marzo 1868.

    Se la prima volta potevo essere perplesso a prendere parte a queste rievocazioni, non lo fui assolutamente nel prosieguo dell’esperinza, in quelle occasioni ho conosciuto il professore Scuderi, nei lunghi pomeriggi di prove nei luoghi in cui ogni particolare era spunto per un racconto e ogni dettaglio diventava fonte per un ricordo. Il suo incedere nel trattare quegli argomenti, caratteristico del professore, diventava per me un metodo pedagogico di tutto rispetto, infatti ancora oggi ricordo le cose che mi raccontava nelle lunghe ore che preparvano le sue sceneggiature.

    Il mio è solo un banale ricordo che serve a dire semplicemente:

    GRAZIE!

    Giuseppe Milano

  5. Una persona speciale che nutriva un sentimento speciale per il suo paese: la voglia di conoscerlo anche oltre il presente, di ricostruirne la storia. Il tutto in maniera disinteressata, unicamente per la voglia di sapere e far sapere. Un dovere ricordarlo e dire di nuovo grazie prof. Scuderi!

    Anna Carmen Armato

  6. GRAZIE, PROFESSORE… io ti ricordo così.

    Se di questa “Terra” ho apprezzato molti dei suoi pregi, in parte la devo al Prof. Salvatore Scuderi.

    Una personalità snobbata da certi “sapientoni” ma ben voluta dai giovani.

    Quei giovani che, ascoltandolo per ore, hanno saputo rinunciare a diverse settimane di vacanza per realizzare, disinteressatamente, dei progetti culturali per la città.

    Progetti, all’inizio semplici, che hanno avvicinato al città al mondo del Gattopardo.

    Ricordo che prima del 1999 non sempre il “Principe Lampedusa” trovava ospitalità nella gente margheritese. Era un “alimento per pochi appassionati”.

    Ma grazie a Salvatore Scuderi la svolta.

    Partendo dal basso e coinvolgendo la città attraverso i giovani, Scuderi ha educato la gente ai temi della cultura Gattopardiana.

    Del professore Scuderi voglio ricordare anche la sua voglia di proporre. Cose semplici ma che avevano in fine: Quello di rendere questa città accogliente ai turisti.

    Per questo da Presidente della Pro Loco Gattopardo Belìce, in diverse occasioni, scrisse delle lettere agli amministratori del tempo, per realizzare dei piccoli segni, tali da tracciare una “identità” alla città del Gattopardo.

    Nonostante la sua età, dopo la pubblicazione del trattato su Santa Margherita, si rimise al lavoro per pubblicare un nuovo testo di poesie e foto dei suoi numerosi quadri. Non volendo dipendere dagli altri non si perse d’animo: si informatizzò.

    Si armò di un computer portatile, imparò subito i rudimenti necessari per farlo funzionare e ritrascrisse ciò che aveva abbozzato in tanti foglietti.

    Era un fiume in piena.

    Con il computer sottobraccio, arrivava al mio ufficio , apriva il portatile e mostrava con umiltà gli scritti che aveva elaborato. Non aveva segreti. Le sue conoscenze, le sue scoperte letterarie, li donava a tutti. Chiedeva a tutti cosa ne pensavamo. Accettava da tutti i consigli per migliorare.

    Era un maestro di saggezza .

    GRAZIE, PRESIDENTE… io ti ricordo così.

    F.to: Arch. Francesco Graffeo

  7. Il suo raccontare con tanta passione e semplicità, la storia del nostro paese: mi ha arricchita culturalmente, mi ha fatto adorare il luogo in cui vivo e sentire fortemente le mie radici.

    Grazie prof.

    Marisa Saladino

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