La Regina di Inico – recensione

di Giacomo Giuffrida Samonà
Si presenta stasera, alle 20,30, nel giardino di Palazzo Filangeri di Cutò, l’ultima fatica letteraria di Andrea Giuseppe Randazzo “La Regina di Inico”.
Me ne aveva parlato, spiegandomene per sommi capi la trama, lo stesso autore, la sera del Premio Tomasi di Lampedusa, e gli occhi, nel narrarmi brevemente le avventure di Akyla, eroina del racconto, gli brillavano allegri, come quelli di chi narra ad un amico le ultime “avventure” del più piccolo dei figlioli.
Ed in effetti, per chi ha l’estro scriptorio, l’ultimo scritto è sempre il preferito, proprio come un figlio appena nato ed a cui bisognerà, pian piano insegnare a stare in piedi e camminare da solo; fatto stà che datomi una copia del libro, ci lasciammo con un rapido “leggilo, vedrai che ti piacerà”.
Il Premio incombeva, ed infilai rapidamente nel borsello il libro, andandomi a cercare in tutta fretta un posto nel terzo cortile del Palazzo.
La Sirena di Zingaretti-Lampedusa urgeva di ammaliarci col suo canto.
Dopo un paio di giorni, passato, o almeno calmatosi, il mio personalissimo “raptus” lampedusiano, munitomi dei “generi di conforto” necessari, almeno per me, in questi casi, ossia sigarette, acqua fresca, e “nna tazzulella e cafè “ da consumare al momento giusto, mi accinsi a leggere “ La Regina di Inico”.

Diciamo subito, che ad una attenta lettura, il lavoro di Andrea Randazzo, più che un romanzo vero e proprio, è piuttosto una favola, o se vogliamo una “antica leggenda”, romanzata, e come tale, infatti, viene proposta, nell’incipit, dalla “voce narrante”, nelle vesti di un anziano nonno siciliano, in visita al figlio in America, agli ipertecnologici nipotini, vittime di un black-out che li strappa alle loro amate tecnologie fatte di fredde play-station e televisori.
Gli elementi, favolistici o leggendari che li si voglia considerare, ci sono tutti: Akyla, giovane e bella principessa che deve fuggire in tutta fretta dalle insane voglie del “fetentone” di turno, il principe Karpone, che la vorrebbe far sua a tutti i costi, per cui alla poveretta non resta che imbarcarsi in tutta fretta per più salubri lidi. Ma il fetentone di cui sopra, Karpone, invoca Nettuno, che, per la serie “facciamo sempre favori alle persone sbagliate”, essendo il boss dei flutti ed affini, scatena una bella tempesta e fa naufragare sulle coste della Sicilia la nave di Akyla.
Si ritrovano sulla spiaggia, nei pressi della foce dell’Ypsas o Crimisso, (futuro Belice) semiaffogati ma salvi, solo Akyla e Diodoro, il suo giovane paggio e…………….quì mi fermo col racconto della trama, se no l’editore ( Andrea per intenderci!) al minimo, mi lincia, e l’autore, (sempre Andrea) per sopramercato ….mi spara !
Basti sapere che il fetentone di cui sopra, Karpone, (io lo avrei chiamato Kaprone, visto il soggetto!!!) saputo dai soliti dei, che i fatti propri proprio non se li sapevano fare manco allora, che Akyla si era salvata, ed era in Sicilia, sguinzaglia alla sua caccia la feccia della sua ciurmaglia.

Né manca, come in tutte le favole, o leggende, che si rispettino, l’incontro
col “principe azzurro” di turno, qui in incognito e nelle vesti di Laco, che si scoprirà poi essere principe e figlio del mitico re di Inico.

Da qui una serie di avventure e colpi di scena che hanno come sfondo il territorio delle nostre Terre Sicane, dai monti al mare, con rituali interventi di Ninfe, di Dei, a volte benefici, talaltre “un po’ camurriuseddi”, di continui colpi di scena, che accompagnano il girovagare di Akyla, per le sicane contrade, in cerca di aiuto per sé ma soprattutto per il suo popolo, lontano ed oppresso da Karpone, sempre più fissato e fetentone.

Non mancano, i personaggi ed i luoghi che da sempre hanno costituito la storia delle nostre Terre Sicane, da Cocalo a Camico, da Inico al Crimiso, né sono assenti le principesse cattive che vogliono circuire con tutti i mezzi il povero Laco, appetibile erede al trono di Inico, né i principi e re delle antiche città sicane e sicule di cui ci parla la Storia.
Né manca un riferimento, a proposito del girovagare della principessa lungo il corso del fiume, a delle sorgenti dalle calde acque sacre alle ninfe, dove Akyla e Diodoro ritemprano le stanche membra.
Identificabile, se vogliamo, è il sito di queste sorgenti calde e benefiche, con quello delle odierne terme di Montevago, con la differenza che all’epoca di Akyla il bagno era fortunatamente per la principessa,“a gratis”, in caso contrario a 18 “dracme” a cranio, la povera naufraga ed il paggio, stanchi e sudati erano, e senza “dracme” causa il naufragio di cui sopra, e stanchi e sudati potevano restare ; allora, invece, bastava solo ringraziare le provvide ninfe delle sorgenti e via a mollo !!!!.

In effetti, (passando per un attimo dalla leggenda al businnes !!) a ben pensarci, Andrea potrebbe proporre all’attuale gestione del complesso termale,(dietro lauti “diritti “ !!!) la sua Akyla ed il buon Diodoro, come ideali testimonial della salubrità e antichità delle fonti, mandando “finalmente” in pensione la “leggenda”(????!!!!) di Cinzio e Corinthia, che, non si sa da dove vengono né dove vanno o che ci fanno da quelle parti, e di credibile,(restando nella “credibilità” delle leggende) non hanno nulla !

In sostanza, il racconto che Andrea Abbruzzo ci fa delle peripezie della bella Akyla, racchiude in se tanto il buon sapore delle vecchie leggende arcaiche delle Terre Sicane, che la trama di un romanzo quasi di cappa e spada, ricco di soluzioni inaspettate, di continui colpi di scena, ed il cui finale, come in tutte le favole belle, è a lieto fine, (…..Ma NON ve lo dico !!!!).
L’unica cosa che Vi posso dire (ma penso che lo abbiate già immaginato) e che alla fine, quel fetentissimo prepotente ed assatanato di Karpone-krapone avrà finalmente il giusto castigo.

Ho voluto, deliberatamente, per questo lavoro di Andrea Randazzo, non paludarmi di inutile cattedraticità da consumato critico, cosa per cui peraltro non sono assolutamente “attrezzato”, ma scrivere una sorta di “recenzione allegra”, ma non per questo, credo, meno seria, col sorriso sulle labbra, divertito ed intrigato, come credo lo saranno i lettori, da una trama avvincente ma non pesante, che ti porta, e li porterà di certo, inevitabilmente a voler a tutti i costi sapere come và a finire stà storia.

Cosa dire all’amico Andrea se non di continuare su questa via intrapresa, dando libera briglia al suo estro, ed augurandogli il successo che il suo impegno sicuramente merita.

Ed a quei quattro lettori che hanno avuto la bontà di leggermi sin qui, che dire, ancora ? posso dare loro un solo ed amichevole consiglio, ma in siculo, “Accattativillu stu libru”, ne vale davvero la pena !