In ricordo di Giuseppe Gati, un ragazzo libero

Immagine(502)  Siamo vicini alla famiglia Gati per la scomparsa del  loro figlio Giuseppe, un ragazzo che qualche giorno fa ci aveva inorgoglito tutti per la propria azione. Ciao Giuseppe ti ricorderemo sempre.
Email dal Metup di Siracusa
Ragazzi purtroppo devo darvi una bruttissima notizia….
Stamattina Giuseppe Gatì è morto. Incredibile, vero? Noi l’abbiamo visto con i nostri occhi e ancora non ci crediamo.

Giuseppe è morto mentre lavorava: era andato a prendere il latte da un pastore ed è morto fulminato mentre apriva il rubinetto della vasca refrigerante del latte.
E’ morto dentro una bettola di legno, sporca. E’ morto un amico, una persona pulita, con sani principi. Chi ha avuto modo di conoscerlo sa che raro fiore fosse.
Voleva difendere la sua terra, non voleva abbandonarla, era rimasto a Campobello di Licata, un paesino nella provincia di Agrigento che offre poco e dal quale è facile scappare. Lavorava nel caseificio di suo padre, con le sue “signorine”, le sue capre girgentane, che portava al pascolo. Era un ragazzo ONESTO, con saldi principi volti alla legalità e alla giustizia. Aveva fatto di tutto per coinvolgere i dormienti giovani Campobellesi, affinchè si ribellassero contro questa società sporca e meschina.
Era troppo pulito per vivere in mezzo a questo fetore e a questo schifo. Aveva urlato “VIVA CASELLI! VIVA IL POOL ANTIMAFIA!” era stato anche criticato per questo, ma aveva smosso queste acque putride e stagnanti che ci stanno soffocando. Era un ragazzo dolcissimo, dava amore, desiderava amore. Suo padre oggi ha detto, distrutto dal dolore, in lacrime: “Sono sempre stato orgoglioso di mio figlio, anche se a volte ho dovuto rimproverarlo, solo perchè mi preoccupavo per lui. Ma sono orgoglioso di lui per tutto quello che ha fatto.” Giuseppe questo lo sapeva.
Anche noi, Alessia Schembri, Alice Rizio e tutti i suoi amici siamo orgogliosi di lui.
Non sappiamo come esprimere il nostro dolore.
Ancora non riusciamo a crederci.

Vi lasciamo con le sue parole:

“E’ arrivato il nostro momento, il momento dei siciliani onesti, che vogliono lottare per un cambiamento vero, contro chi ha ridotto e continua a ridurre la nostra terra in un deserto, abbiamo l’obbligo morale di ribellarci.

QUESTA E’ LA MIA TERRA ED IO LA DIFENDO E TU?”

Ha avuto un grande coraggio a contestare Sgarbi, è un onore essere siciliano come lui. E’ stato un grande siciliano….

Articolo di Salvatore Borsellino su Facebook
E’ morto un ragazzo libero, Giuseppe Gatì

MI ha telefonato un minuto fa Sonia Alfano, con la voce rotta, mi ha detto che è morto Giuseppe Gatì, un ragazzo libero, un ragazzo coraggioso, un ragazzo che qualche settimana fa aveva contestato Vittorio Sgarbi presso la biblioteca comunale di Agrigento.
Quello che successe allora ve lo faccio raccontare da lui stesso.

Con alcuni amici l’altro giorno mi sono recato presso la biblioteca comunale di Agrigento per contestare con volantini e videocamera Vittorio Sgarbi. Ci siamo soffermati su due punti in particolare: la condanna in via definitiva per truffa aggravata ai danni dello stato, e quella in primo e secondo grado, poi andata prescritta, per diffamazione del giudice Caselli. Dopo quasi due ore di ritardo ecco che arriva, in sala la gente rumoreggia e fischia. Subito dopo aver preso la parola, naturalmente con qualche volgarità annessa, inizia la nostra contestazione. Nel video non si vedono o sentono certe cose. Sono stato subito preso e spintonato da un vigile, mentre qualcuno tra la folla mi rifilava calci e insulti. Sgarbi, prima chiedeva che venisse sottratta la videcamera alla mia amica, e dopo cercava lui stesso di impossessarsene. Ma è importante sapere cosa succede dopo. I miei amici vanno via perchè impauriti, mentre io vengo trattenuto dai vigili. Si avvicina un uomo in borghese, che dice di appartenere alle forze dell’ordine e cerca di perquisirmi perchè vuole la videocamera (che ha portato via la mia amica). Io dico che non puo’ farlo e lui mi minaccia e mi mette le mani addosso. Arriva un altro personaggio, e minaccia di farmela pagare, ma i vigili lotengono lontano. Dopo vengo preso e portato in una sala appartata della biblioteca, dove la polizia prende i miei documenti e il telefonino. Chiedo di vedere un avvocato
(ce n’era addirittura uno in sala che voleva difendermi), per conoscere i miei diritti, ma mi rispondono di no. Mi identificano piu volte e mi perquisiscono. Poi mi intimano di chiamare i miei amici, per farsi consegnare la videocamera, ma io mi rifiuto. Arriva di nuovo il presunto appartenente alle forze dell’ordine in borghese e mi dice sottovoce che lui dirà di esser stato aggredito e minacciato da me. Non mi fanno parlare, non mi posso difendere. Dopo oltre un’ora e mezza mi dicono che non ci sono elementi per essere trattenuto ulteriormente, mi fanno fermare il verbale di perquisizione e mi congedano con una frase che non posso dimenticare: “Devi capire che ti sei messo contro Sgarbi, che è stato onorevole e ministro…”.

Quando mi ha telefonato Sonia stavo lavorando al computer. come 17 anni fa, quando mi chiamò mia moglie e mi disse che stavano dicendo alla televisione che c’era stato un attentato a Palermo, in Via D’Amelio. Ho provato una sensazione troppo simile a quella di allora.
Si, lo so, è una cosa diversa, allora era stato una attentato, un attentato che aveva provocato una strage. Questa volta dicono che è stato un filo scoperto, un filo sul quale sembra che Giuseppe abbia camminato mentre lavorava vicino a un silos pieno di latte. L’autopsia dirà se le cose sono andate come si leggen in questo momento nelle prime notizie di agenzia.
Ma io sento un nodo alla gola che non si scioglie. E’ morto un ragazzo coraggioso, un ragazzo libero, un ragazzo che aveva il coraggio delle sue idee e le gridava in faccia senza timore anche ad un pregiudicato travestito da sindaco e protetto dalla forza pubblica e dai suoi amici, che hanno preso quel ragazzo a calci e pugni,
Questa è la legalità ad Agrigento, essere forti con i deboli e deboli con i forti. ma questo ragazzo non era debole, era più forte di tutti noi, era una ragazzo che aveva il coraggio di fare quello che tutti noi doveremmo fare. Non assistere in silenzio a quello che sta accadendo in Italia, allo scempio della nostra Costituzione, all’assassinio senza spargimeto di sangue di magistrati, alla distruzione della nostra democrezia, ma gridare dovunque la nostra protesta, la nostra rabbia, la nostra voglia di Giustizia.
Adesso Giuseppe, grideremo anche per te, te lo promettiamo, e la nostra rabbia diventerà più forte, più forte di tutto, non riusciranno più a fermarci.

5 commenti

  1. Ciao Giuseppe, chissà se la nostra terra avrà mai coscienza di quello che hai fatto per lei, che hai progettato per ridarle un pizzico di dignità. Sta a noi non dimenticare.

    Say hello to heaven.

    Filippo

  2. È sempre una tragedia quando si spezza una giovane vita,

    impensabile che si possa continuare a morire mentre si lavora,

    nella più totale indifferenza della società.

    Caro Giuseppe mi dispiace non averti potuto conoscere personalmente, perché di gente libera a cui piace la bella politica come piaceva a te in giro ce n’ è veramente poca, Ciao.

    Nicola Di Giovanna

  3. Sono molte le parole, ma mai abbastanza per esprimere il dolore causato da una vita spezzata. La tua forza e i tuoi principi saranno un esempio per i giovani che guardandosi intorno vedranno in te una grande anima…

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