Delusa del Parco del Gattopardo

Palazzo Gattopardo - 1° Cortile - Il Gattopardo (3)(470)Diamo purtroppo lo spazio della prima pagina a quest’altro commento lasciatoci oggi pomeriggio. Ulteriore pesante figuraccia…..

 

Delusa del Parco del Gattopardo
Sono appena tornata da un breve soggiorno nella zona di Menfi. Essendo una patita sia del romanzo che del film, ho contatatto il “Parco letterario del Gattopardo” per avere informazioni in merito ad una eventuale visita  ma giunti 1sm5.tmpa S. Margherita Belice …che delusione! ! ! Intanto è quanto mai pretenzioso definire quello che abbiamo visitato Parco Letterario che nella sua natura dovrebbe ld94.tmpfar rivivere i luoghi, le atmosfere che hanno ispirato l’opera letteraria di Tomasi di Lampedusa (è questo ciò che avevo letto nel sito) ma quello che ci è stato proposto è qualcosa di scoraggiante e deprimente: Ecco la cronaca della nostra breve (brevissima) visita: appena arrivati ci ha accolto una gentile signorina alla quale ho precisato che avevamo prenotato (come da informazioni ricevute per telefono due giorni prima la nostra visita) il tour completo (quello da 6 euro per intenderci); la signorina ci ha invitati a salire al primo piano dove ci avrebbe raggiunti di lì a poco. La sala della mostra dei cimeli del Gattopardo era al buio: abbiamo educatamente aspettato ma dopo un pò, visto che non si vedeva nessuno, abbiamo provato ad accendere la luce da soli: così abbiamo potuto ammirare: alcuni cimeli garibaldini (ma questi erano solo momentaneamente ospiti del museo prestati da un amatore); pagine autografe e dattiloscritte delle varie stesure del Gattopardo, foto varie di famiglia e brani tratti dalle opere di Tomasi di Lampedusa; una macchina per scrivere (copia di quella usata dallo scrittore); copie di abiti ispirati ai costumi del film; copie delle varie edizioni dell’opera. Tante copie insomma! ! ! Poi ci ha raggiunti la signorina che ci ha introdotti in una stanza (pomposamente definita “la sala delle cere”) dove era stato ricostruito una specie di salotto dove coabitavano 5 statue di cera riproducenti altrettanti personaggi -chiave del romanzo. Un filmato proiettato sul tetto (occhio per chi soffre di dolori alla cervicale) raccontava brevemente la storia del romanzo che veniva integrata da alcune informazione date a voce dalla gentile signorina. La stessa, poi, ci ha indicato il «giardino del Gattopardo» che abbiamo visitato da soli probabilmente perché nessuno voleva assumersi la responsabilità del culmine del ridicolo: la parte del giardino che abbiamo visitato (ripeto da soli) ci è sembrata poco più che una squallida e mal curata villetta comunale (c’erano in un angolo pure uno scivolo e una giostrina per bambini sicuramente di epoca ben più moderna di quella dello scrittore ! ). Addentrandoci abbiamo notato che su un piano più basso, oltre un muro, si vedeva una parte di quello che probabilmente era stato il vero giardino di famiglia con ancora tracce della serra e dei viali: ma ovviamente l’accesso a questa parte del giardino era chiuso da un cancello. Ci siamo ritrovati con altre persone sperse e senza riferimenti. Ci siamo guardati increduli (“Ma è davvero tutto qui? ! ) e poi abbiamo guadagnato l’uscita non prima di aver saldato il costo del biglietto: 3 euro a testa. Ricordo ancora le parole scritte sul sito del Parco: «…Si vuole offrire al visitatore una valida alternativa alle abituali fruizioni turistiche, un viaggio nella realtà e nell’immaginario di uno dei più grandi scrittori della nostra letteratura. Nulla sarà lasciato al caso, il visitatore del Parco del Gattopardo deve potere rivivere esperienze uniche. 11 visitatore potrà assaggiare i vini, i formaggi, l’olio e altri prodotti tipici della Terra del Gattopardo. La nostra forza è creare un itinerario unico, indimenticabile, un itinerario nei luoghi celebrati da Giuseppe Tomasi, percorsi tematici che evocano l’opera, la vita e la memoria dell’autore, veri e propri “itine-rari sentimentali”, un “Viaggio nei luoghi del Gattopardo” tra ricordi e realtà». Nulla di ciò ci è stato offerto.

ROSSANA PARISI
La Sicilia del 07/01/2009 pag 28