Apre a Gibellina, Belice/Epicentro della Memoria Viva

Copia di carnv(1871)  Riceviamo e pubblichiamo……
Sabato 5 marzo a Gibellina apre Belice/Epicentro della Memoria Viva.  Si tratta di uno spazio aperto e sempre “in costruzione” perchè nasce non come “museo” ma come luogo aperto e vissuto dalla gente, un luogo in continua evoluzione che si arricchisce di nuovi contributi di chi vive o chi “passa” dal Belice: ognuno potrà portare e condividere pezzi di storie personali che diventano memoria collettiva.

Epicentro/Belice è nato con il progetto Le Terre che tremarono ideato dal Cresm di Gibellina, da CLAC di Palermo, Le Mat con sede a Roma e Eco di Polizzi Generosa con il sostegno della Fondazione per il sud e della Provincia di Trapani.

Lo spazio contiene e offre alla fruizione video, racconti, disegni, fotografie, documenti che rappresentano la coscienza storica della gente del territorio belicino e raccontano storie importanti e poco conosciute di lotte e mobilitazione popolare prima e dopo il terremoto del 1968. La storia che raccontano parole, immagini e segni inizia negli anni 50 con Danilo Dolci e attraversa un trentennio fondante della Storia locale ma anche italiana, perchè il Belice fu in quegli anni un laboratorio innovativo di pratiche di agire sociale che è importante oggi conoscere, per riflettere sul presente che stiamo vivendo.

Un luogo corale per la memoria e il futuro
Raccontare la storia del nostro Belìce, dagli anni cinquanta ad oggi, a chi del Belìce conosce solo il terremoto e le polemiche della ricostruzione è una bella fatica, ma alla fine ne vale sempre la pena. Perché nella nostra storia tutti gli stereotipi che affossano la Sicilia e il Sud sono spesso ribaltati. La prima a saltare è l’apatia che viene affrontata e sconfitta, nel 1956, con uno “sciopero alla rovescia” in cui un centinaio di braccianti e disoccupati, guidati da Danilo Dolci, aggiustano a Partinico una trazzera demaniale. Mostrando cosi a tutta l’Italia che il lavoro c’è, se ognuno fa la sua parte, Stato compreso, e per questo saranno arrestati. Anche il familismo esasperato nella nostra storia non compare, anzi ci sono Comitati Cittadini in tutti i comuni della Valle, a partire dal 1960, e ci sono spianate di contadini con la coppola, donne con i figli, tecnici, studenti, artisti e sindaci visionari, che dibattono pubblicamente a Roccamena e in tutto il Belìce, aiutati da Lorenzo Barbera e altri volontari del Centro Studi di Dolci, su come organizzarsi per cambiare volto a tutta la Valle attraverso scuole, strade, dighe, vigneti, uliveti, cantine sociali e frantoi. E poi ci sono digiuni collettivi, marce per lo sviluppo e per la pace, per testimoniare che il mondo lo si cambia tutti insieme, a cominciare dal Belìce. La mafia c’è, e non solo non è ossequiata, ma addirittura è pubblicamente denunciata, con nomi, cognomi e ‘nciurie, anche quando si nasconde dietro il paravento della politica. Lo spreco invece verrà, dopo il terremoto del 1968, ma è soprattutto uno spreco di tempo, di carte e di gente che dovrà emigrare, che impedisce al Belìce di rialzarsi in breve tempo come avverrà invece in Friuli. Perfino la siccità nel nostro racconto scompare, perché i contadini sanno che l’acqua c’è, tutta quella che serve, ma la devono strappare prima ai fiumi, con le dighe e poi al controllo mafioso.

Di questa storia noi abbiamo le prove: si tratta di stupende foto in bianco e nero, di giornali e di lettere di sostegno da tutto il mondo, di progetti di sviluppo, di resoconti stenografati e filmati. Ma soprattutto abbiamo il paesaggio della Valle del Belìce che è in gran parte diventato un susseguirsi di vigneti, uliveti e altre coltivazioni; abbiamo le cantine e i frantoi, abbiamo le dighe sullo Jato e sul Belìce.

Alcune di queste prove le vogliamo mostrare alle nuove generazioni nel nuovo Belìce/EpiCentro della Memoria Viva. Perché sia chiaro che il futuro va inventato insieme, e noi vogliamo continuare a dare il nostro contributo. Il resto lo mostreranno i giovani del Belìce, che stiamo aiutando a organizzarsi in cooperative turistiche, accompagnando i viaggiatori e le scuole attraverso i paesaggi, le campagne e le città antiche e nuove di questa splendida Valle.

Alessandro La Grassa